“El Padre Bandido”, il nomignolo affettuoso con cui i discendenti dei Maya hanno chiamato per anni il missionario salesiano Tiziano Sofia, un prete che ha fatto tantissimo per la popolazione locale del Guatemala, da mercoledì, da quando ha visitato uno dei monumenti più importanti della provincia di Ragusa, ha deciso di cambiarsi il nomignolo. “Adesso voglio essere chiamato “indignado” – racconta padre Sofia – perché da quando ho fatto visita al Castello di Donnafugata sono davvero indignato per quanta spazzatura ho visto e raccolto”. Padre Sofia da mercoledì è a Marina di Ragusa, per partecipare all’ottantesimo compleanno della sorella, che vive qui in Sicilia. “Così mercoledì ho accompagnato due amiche, professoresse, entrambe del Nord Italia, al vostro Castello ma appena sono arrivato a Donnafugata, mi sono vergognato davanti alle mie ospiti, per voi, mi sono vergognato della Sicilia e perfino di essere un italiano. C’era immondizia dappertutto, mai visto tanto degrado in questa terra”. La vita missionaria di padre Sofia è stata raccontata anche nel libro di Gianna Sallusti, pubblicazione dal titolo appunto “El padre Bandido” (nella sua attività missionaria, il prete è stato perseguitato dai potenti e una volta, messo in carcere, con accuse inventate e poi liberato). Questo prete ha operato oltre che in Guatemala, in altre zone calde del globo, in Brasile, in Nicaragua, in Libano. Non ha mai avuto paura di scontrarsi con i poteri e di rimboccarsi le maniche. Così ha fatto anche ieri. “Ho preso tre sacchi e ho iniziato a raccogliere la spazzatura che si trovava fra l’altro sul vialetto di ingresso al castello, bottiglie semi piene, bottiglie vuote, carte e cartuzze, c’era di tutto – dice padre Sofia – e poi dopo aver chiuso i tre sacchi, li ho portati vicini ai cassonetti”.
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