Il latte bovino, nella provincia del sud Italia caratterizzata maggiormente dall’agricoltura, viene svenduto. Poco meno di 37 centesimi al litro, il prezzo pagato ai produttori ragusani, con un costo, conti alla mano, che oscilla tra i 40 e i 41 centesimi. Una situazione difficile che si riflette sulle trattative per la stesura del prezzo del latte che si sarebbero dovute concludere e che invece sono ancora in alto mare. Da una parte gli allevatori che rifiutano ulteriori “sconti”, dall’altra le industrie che premono per abbassare ancora i prezzi. A dar man forte alle richieste dell’industria è il carattere internazionale di questa debacle del prezzo del latte. In Lituania il prezzo si ferma sotto i 14 centesimi, in Lettonia sotto i 17 centesimi. Ma noi importiamo soprattutto da Francia e Germania, ma anche qui per gli allevatori non c’è da stare allegri. “Continuare a fare impresa e a produrre sottocosto è inaudito – tuona il presidente della Coldiretti ragusana, Mattia Occhipinti – chiediamo alla classe politica e agli industriali del latte un grande senso di responsabilità per riaprire, da subito, le trattative in ambito regionale e locale. Chiediamo che il prezzo siciliano sia uguale a quello siglato in Lombardia ciò pari a 44 centesimi e 50”. La grave crisi del settore, con il latte che viene sottopagato, rischia di far scomparire gli allevamenti ragusani. “E’chiaro che anche per il latte bovino – spiega Occhipinti – occorre introdurre normative di tipicità e tracciabilità a tutela del produttore e del consumatore, vittima quanto noi agricoltori di questa speculazione al ribasso”. Secondo Coldiretti, infatti, è urgente costruire una filiera che elimini le intermediazioni e consenta il rapporto diretto con il mercato e i consumatori, intervenendo sulla trasparenza.