Ora di pranzo in un ristorante vicinissimo al Comune. Pullulano i dipendenti e un gruppetto di dirigenti – quelli nominati dal sindaco all’indomani della rielezione, quelli che a legger bene la norma, la Brunetta, non potevano essere riconfermati – tutti attrezzati con buoni pasto utilizzabili nei giorni di rientro: martedì e giovedì. Sono solo 6 euro, è vero, ma considerati i tempi e il gran parlare di contenimento della spesa sarebbe un gesto naturale non usufruire del buono pasto. Già dà parecchio fastidio vedere sfoderare questi buoni pasto alle casse dei supermercati, e la cosa risulta ancor più irritante se a tirar fuori il buono è uno dei 15 superburocrati a servizio al Palazzo, persone che “viaggiano” sui 100 mila l’anno di stipendio. Sarebbe un piccolo gesto di rispetto per la stragrande maggioranza del Paese in affanno rinunciare a questo diritto. Anche se il buono pasto fa parte del contratto nazionale, esiste il buon gusto, il garbo, la sensibilità, doti necessarie per chi dirige la cosa pubblica.
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