Venti capi di bestiame, tra vitelli e vacche, quattro commercianti e dieci allevatori, all’interno della struttura, sempre più precaria, del foro boario di contrada Maltempo, a Ragusa. La fiera zootecnica, narrata dai nostri amministratori come la più grande invenzione del secolo o la panacea per risolvere i problemi del comparto, in realtà è un grande flop. Non solo per gli effetti della crisi, ma di una normativa sanitaria, in tema di movimentazione degli animali per effetto della blue tongue, molto rigida che dispone lo sposatamento degli animali solo all’interno della Regione. Una direttiva certamente conosciuta dal sindaco Dipasquale che nulla fa oltre a spendere risorse per un appuntamento fieristico fuori dalle logiche di mercato, dove la domanda non incontra più l’offerta. Secondo la Coldiretti ragusana la fiera deve ampliare i propri orizzonti con un appuntamento di tutto l’agroalimentare. “Una fiera solo del settore zootecnico è destinata a chiudere – dice il segretario di zona Salvatore Battaglia -; l’appuntamento che si tiene il secondo e il quarto giovedì di ogni mese deve offrire opportunità a tutta la filiera e non solo con le attrezzature zootecniche”. Il presidente provinciale Mattia Occhpinti auspica che l’amministrazione possa rivedere la destinazione d’uso del foro boario. “Il comparto bovino già provato dal succedersi delle numerose calamità naturali – dice Occhipinti – paga prezzi altissimi provocati dal blocco della movimentazione. Oggi il mercato della carne è costituito quasi interamente dalle importazioni. Il crollo del prezzo della carne (un animale vivo vale tra un 1,30 a 2 euro e 50 al chilogrammo), e la difficile situazione economica hanno mandato sul lastrico decine di aziende agricole. Una fiera, in queste condizioni, non serve a nessuno”.