Intenso, drammatico ma al tempo stesso ironico, ed ancora assolutamente descrittivo dell’incerta condizione esistenzialista dell’uomo. Così lo spettacolo “Le sedie” portato in scena al teatro Lumiere di Ragusa dalla compagnia G.o.d.o.t.. Un successo pieno per il debutto di uno degli spettacoli più complessi e difficili di Eugene Ionesco. Un capolavoro del teatro dell’assurdo che gli attori Federica Bisegna e Vittorio Bonaccorso sono riusciti a rendere al pubblico con un’intensità davvero eccezionale e con una trovata molto particolare. La Bisegna ha interpretato il ruolo del Vecchio, mentre Bonaccorso, che ha curato anche la regia dello spettacolo, ha interpretato il ruolo della Vecchia. Parti inverse per sottolineare la scelta di uscire dall’identità di genere in una rappresentazione che è la farsa della vita. Un atto unico scritto da Ionesco negli anni ’50, con l’idea di mettere in scena l’irrealtà del reale, di comunicare l’incomunicabile, di abitare il vuoto dell’esistenza. Una vera e propria sfida per i protagonisti della pièce, due coniugi ultranovantenni, il Vecchio e la Vecchia, che vivono in una torre su di un’isola. Come ogni sera i due sono impegnati a rappresentare la farsa tragica della loro esistenza carica di insuccessi e rimpianti, aggrappandosi solo alla forza delle proprie illusioni, alla reciproca affettuosità, alle routinarie abitudini. Quella che Ionesco propone è comunque una serata speciale perché i due anziani aspettano ospiti illustri invitati ad ascoltare il messaggio di salvezza che un Oratore, ingaggiato dal Vecchio, intende tramandare ai posteri. E così alle due sedie iniziali in cui siedono Vecchio e Vecchia, pian piano se ne aggiungono decine e decine per i tanti ospiti immaginari che lentamente arrivano, ricreando un ingresso sempre più concitato. Un pubblico totalmente invisibile che parlotta e dialoga con i due protagonisti mentre nei fatti sul palco sono presenti soltanto le sedie di colori differenti e stilisticamente slanciate verso l’alto. In scena c’è dunque il deserto dell’esistenza stessa dei due anziani, un deserto popolato dal nulla creato da corpi inesistenti ma invasi dalla materialità delle sedie. Materia senza vita che soffoca il vuoto e spinge i due vecchi a gettarsi dalla finestra. Nella scena irrompe nel frattempo l’Oratore, interpretato da Daniela Cascone. Il portatore del messaggio da tramandare si rivela però muto, dalla doppia faccia e incapace anche semplicemente di articolare qualcosa, arrivando dunque alla fine del testo, ovvero alla beffarda certezza dell’impossibilità di spiegare il senso della vita, perché come diceva lo stesso Ionesco, “il mondo mi è incomprensibile: aspetto che qualcuno me lo spieghi”.