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16/02/2012 -

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RAGUSA PIENA DI AMIANTO

Una provincia piena di amianto. Un territorio, quello ibleo, che in termini di prevenzione ed eliminazione del cemento amianto è rimasto fermo al lontano 1996. Il bilancio che fa l’Aea, l’associazione esposti amianto iblea, a 16 anni dalla sua costituzione, è infatti lo stesso del ’96. Oggi come allora, nel capoluogo, soprattutto nei centri storici, c’è ancora una predominante presenza di eternit, cioè cemento amianto, contenuto non soltanto nei vecchi serbatoi di acqua, ma anche nelle coperture di alcune palazzine. Una zona che spicca, nel centro di Ragusa, è quella del quartiere dell’ospedale Civile, che presenta il maggior numero di immobili con coperture di eternit. In pratica a distanza di 20 anni dalla promulgazione della legge che stabilì l’uso dell’amianto e dei suoi derivati, il territorio provinciale è ancora ben lontano dall’essere stato bonificato. Scuole, ospedali, edifici pubblici hanno tuttora vistose presenze di eternit: sono 180 mila le tonnellate di questo pericoloso materiale killer diffusi sul territorio. “Nel ’96 fummo boicottati e derisi, e la nascita della nostra associazione venne salutata con una generale diffidenza – racconta Roberto La Terra dell’Aea ragusana – mentre oggi la sentenza che condanna i responsabili dello stabilimento Eternit di Casale Monferrato stabilisce una volta per tutte quanto disastroso sia sottovalutare questo problema e non adottare tutte le misure per eliminare l’amianto e difendere la salute della popolazione”. Solo sette mesi fa i rappresentanti dell’Associazione esposti amianto di Ragusa hanno incontrato il titolare della ditta privata che da qualche anno vorrebbe creare nel territorio comunale una discarica per rifiuti speciali- pericolosi, fra cui anche il cemento amianto. Negli anni passati, la scelta del sito, contrada Puntarazzi, creò una sollevazione popolare da parte degli abitanti del quartiere. Successivamente l’Aea ha continuato una sorta di trattativa con il privato, invitandolo a scegliere un sito più idoneo, e più lontano dai centri abitati. Fino a pochi anni fa era operativo un servizio di raccolta porta a porta; i cittadini telefonavano alla Provincia, e gli operatori incaricati ritiravano i serbatoi di eternit e li portavano nelle discariche specializzate. Il fatto che sul territorio non sia presente una discarica ha inciso troppo sui costi e così la Provincia, ha sospeso il servizio. Il risultato è che le campagne sono ancora infestate da serbatoi di eternit, spesso sgretolati, e quindi altamente cancerogeni. L’Aea in questi anni è riuscita comunque a svolgere una positiva azione di assistenza nei confronti dei lavoratori esposti all’amianto. Molti dipendenti Almer, ad esempio, hanno ottenuto il diritto al prepensionamento.

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