Il documento con i cinque punti programmatici è stato condiviso e sottoscritto dal vescovo Paolo Urso. Una piattaforma rivendicativa per chiedere la rivisitazione della riscossione tributaria da parte di Serit Sicilia, il blocco immediato dei prodotti agricoli importati dai Paesi esteri non conformi alle leggi italiane, la tracciabilità di tutte le merci agricole, l’applicazione piena dello statuto siciliano, la modifica dell’attuale legge elettorale. Il confronto tra il vescovo Paolo Urso e la delegazione dei forconi, guidata da Aldo Bertolone, Piero Bellaera e Salvatore Azzaro, ha sortito gli effetti sperati. “Il dramma di queste famiglie – ha detto il vescovo Urso – è simile a quello di centinaia di lavoratori che hanno perso il posto di lavoro. La classe politica ha una grande responsabilità di avviare un percorso virtuoso per rimettere in moto l’economia e i capisaldi che ruotano attorno alla famiglia”. La protesta dei forconi, dopo i consigli comunali, si sposta a Palermo con una mobilitazione generale il prossimo 6 marzo. Il movimento giudica in maniera negativa le risposte sin qui arrivate dai vari tavoli tecnici messi in piedi all’indomani delle manifestazioni di protesta che hanno paralizzato la Sicilia. “Il governatore Lombardo ci ha riferito che la Regione può fare ben poco – incalza Aldo Bertolone, leader dei Forconi in provincia -; sui punti programmatici e sui tavoli tematici le risposte sono state assolutamente insufficienti. Per questa ragione, chiediamo a chiare lettere le dimissioni del governatore Raffaele Lombardo: elezioni anticipate per ridare al popolo sovrano la possibilità di scegliere una nuova classe dirigente. Saremo nuovamente a Palermo, in migliaia, con una grande iniziativa popolare. Non ci sarà il blocco dell’isola: questa terra – spiega Aldo Bertolone del movimento dei Forconi – ha già pagato un prezzo altissimo e non vogliamo fare la guerra tra isolani. Adesso la guerra sarà contro chi ci ignora: la politica e la sua strafottenza. Ci saremmo aspettati anche un segnale a costo zero, come un decreto legge contro il ‘taroccamento dei prodotti agricoli, con l’inasprimento delle pene, con il sequestro dell’azienda, per chi imbroglia il mercato e i consumatori. Invece ci hanno ignorati”.
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