Una grande area pedonale con un progetto di restyling la cui gara d’appalto dovrebbe essere esitata il prossimo 29 aprile. Un progetto che non piace agli storici ragusani. Piazza Duca degli Abruzzi, a Marina di Ragusa, con basole di calcare bianco, simile al lungomare pedonale e all’area a ridosso dell’antica torre, continua a sollevare un vespaio di polemiche. L’intervento, voluto dall’amministrazione Dipasquale, secondo i cultori di storia, ha cancellato la storicità dell’antico borgo di pescatori. “Dell’antica Mazzarelli – tuona lo storico Giuseppe Gurrieri, ex consigliere di circoscrizione non è rimasto nulla. L’opera di demolizione è iniziata negli anni 70 ed è poi proseguita con grande celerità negli anni duemila. Oggi, il nuovo progetto illustrato alla cittadinanza, si scontra in maniera rilevante con il contesto storico e architettonico della piazza e con lo stile delle abitazioni circostanti. E’ un’opera pubblica appiattita su forme moderniste”. Dell’antico borgo, con la Camperia, la vecchia pescheria, e le barchette dei pescatori ormeggiata a piazza della Dogana, non è rimasto nulla”. L’antico nome del paese era Mazzarelli, che deriva dall’arabo Marsa A’Rillah, significante piccolo approdo. Durante il XVI secolo accanto al porto fu costruita la Torre Cabrera a scopi difensivi. Nel 1928 per volontà del gerarca fascista Filippo Pennavaria, il nome si trasformò nell’attuale Marina di Ragusa. Il professore Gurrieri spiega che alcuni interventi andavano studiati e confrontati con gli storici e con coloro che sono la memoria del borgo. “Tutto è stato fatto in funzione del porto – aggiunge Gurrieri -, con lo stesso stile, anni duemila, usato per realizzare il porto turistico. Il lungomare pedonale somiglia a Miami Beach, con le grandi basole di colore bianco, che stridono con il contesto delle abitazioni, alcune delle quali, realizzate nell’immediato dopoguerra. Occorre che anche gli abitanti di Marina si riappropino della loro storia, fatta d barche e reti, di piccolo commercio, di baratto e vendita di prodotti orticoli. La storia non si può cancellare – tiene a precisare il professore Gurrieri – le trincee sono sparite, gli avamposti militari sulla scogliera dei gesuiti cancellati dall’incuria dell’uomo. Adesso una immensa colata di cemento che non ha risparmiato nessuno e distrutto il paesaggio e la campagna attorno alla frazione”.
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