Della dedica a John Lennon poco gli importa. La sostanza non cambia. Cava Gonfalone, più che altro, resta uno dei problemi “number 1”, per il Soprintendente ai Beni culturali, artistici e architettonici di Ragusa, Alessandro Ferrara, perché allo stato attuale, non ci sono ancora finanziamenti che possano risolvere l’inghippo. Il progetto di valorizzazione e fruibilità di questa cava, dal 2005 ad oggi, è una delle opere in cima alla lista delle incompiute nel capoluogo, che in parole più crude significa: soldi pubblici persi, sino a quando l’opera non sarà completata. Spiegato il motivo per cui oggi, il soprintendente Ferrara, quando sente parlare di utilizzo di soldi per la valorizzazione delle cave delle città di Ragusa, considerati i tempi che corrono e dopo tutte le polemiche sulla dedica della vallata di cava Gonfalone a Lennon, rivolge una attenzione particolare al tema. “Spendere soldi senza essere certi di completare un’opera è un vero peccato – commenta Ferrara, che senza saperlo, fa eco alle parole del movimento Città. “Il fatto è che non sappiamo, davvero, quando l’opera realizzata a cava Gonfalone potrà essere conclusa e quindi la cava diventare veramente fruibile”, aggiunge Ferrara. Non si sa quando si potrà scendere in auto da via Risorgimento, raggiungere il parcheggio e pagare un biglietto per assistere ad uno spettacolo, seduti in uno dei 400 posti del teatro, o pagare un ticket per vedere una proiezione seduti in una delle 200 sedie del cinema, o partecipare a un evento culturale in uno dei 4 spazi di aggregazione, o acquistare qualcosa in uno dei negozi della piazza coperta. L’opera è stata ritenuta ammissibile ai finanziamenti dei piani operativi regionali, i Por 2007-2013. Ma nello stesso tempo è stata ritenuta non finanziabile. E’ come se l’intervento si trovasse in una di quelle graduatorie lunghissime della Scuola italiana, è come una lavoratrice precaria che non riesce ad essere assunta dal ministero della Pubblica Istruzione. Ma non è detto che prima o poi non lo sia. “Essendo in graduatoria – spiega Ferrara – e comunque ritenuta ammissibile, prima o poi potrebbe essere finanziata, anche perché possono esserci risorse che si liberano, progetti che in ultima fase o analisi non passano e altre cose del genere”. Nell’attesa che l’intervento di completamento di Cava Gonfalone “passi di ruolo” (impossibile fare previsioni sulla tempistica), possono essere fatti solo commenti e ulteriori analisi su questa vicenda. Intanto va ricordato che nel sito più di ogni altro, collegato alla storia di Ragusa, cava nella quale venne estratta gran parte della pietra con la quale venne costruita la nuova città dopo il terremoto del 1693, sono stati spesi parecchi soldi. Ben 2 milioni di euro ci sono voluti per realizzare quanto da anni esiste a Cava Gonfalone, non luogo per eccellenza, come l’ha definito sin dall’inizio l’architetto (Salvatore Scuto) che l’ha partorito nel suo assetto attuale, definizione quanto mai propria. “Come un milione di euro non è bastato per completare il convento della Croce a Scicli – ricorda il soprintendente Ferrara – e per questa ragione la Cava di Ragusa resta un sito inagibile, senza impianti tecnologici, senza vie di collegamento, senza, in sostanza, alcuna opera che consenta realmente la fruibilità dei luoghi e il rispetto e la tutela della sicurezza dell’uso dei luoghi stessi”. Un film già visto per il Convento di Santa Maria del Gesù, ad Ibla, dove guarda caso è stata spesa una gran cifra per costruire quello che non c’era più, ovvero l’ala del monumento distrutta dal tempo e dall’incuria. Poi però i soldi non sono stati sufficienti per realizzare gli impianti tecnologici, per rendere davvero fruibile e collegabili, i vari piani del monumento. Quando si tratta di soldi pubblici, bisogna sempre tener presente che, oltre a costruire opere meravigliose, non va dimenticata la fruibilità delle stesse. Altrimenti, potrebbero essere soldi persi.
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