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29/04/2012 -

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TRENTA ANNI DALLA MORTE DI PIO LA TORRE e ROSARIO DI SALVO

Erano le 9,30 del mattino di quel 30 aprile 1982 quando la mafia uccideva, in piazza Generale Turba a Palermo, l’onorevole Pio La Torre, segretario del Pci siciliano e Rosario Di Salvo, suo amico e compagno di partito che l’accompagnava in macchina nei suoi spostamenti. “Appena si diffuse la notizia, – scrive il segretario del Pd Salvo Zago – ovunque in Sicilia le piazze si riempirono di militanti comunisti e di semplici cittadini, increduli, indignati, commossi. A me la notizia arrivò alle 10,20, quando Bruno Marasà mi chiamò al telefono dell’aula consiliare del Comune di Comiso, dove mi trovavo assieme a Nicola Cagnes ed altri pacifisti, comisani e stranieri, impegnati nello sciopero della fame messo in atto per impedire la costruzione della base missilistica di Comiso. “Hanno ammazzato Pio”, gridò Bruno al telefono, evidentemente sconvolto, come tutti noi e i tantissimi altri, comunisti e non, via via che la notizia si diffondeva. Pio – ricorda ancora il segretario provinciale del Pd, Salvo Zago, – lo aspettavamo per il comizio della domenica 2 maggio, programmato a seguito dello sciopero della fame e della straordinaria manifestazione del 4 aprile, la mitica marcia dei centomila che ha forgiato migliaia di giovani, presenti a quello che è diventato l’evento storico icona della battaglia pacifista, in Italia ed in Europa, contro i missili a Comiso e il riarmo atomico nel mondo. Oggi è in corso, – scrive Salvo Zago – un altro sciopero della fame, da parte di Giuseppe Digiacomo, nel piazzale antistante l’aeroporto di Comiso. Naturalmente le motivazioni sono differenti: allora contro l’installazione di quei mostruosi strumenti di morte che avrebbero potuto distruggere sette volte la umanità intera, oggi per far decollare aerei, per la mobilità di merci e persone e quindi per attivare strumenti di vita, di collegamenti, di interscambi tra popoli e Paesi e perciò per la crescita e lo sviluppo di territori e popolazioni e non per la loro distruzione. Ecco perché mi pare di poter dire che un filo rosso lega l’iniziativa di oggi, per la quale non si può non ringraziare l’on. Digiacomo, a quella di allora: oggi si vuole attivare – scrive Salvo Zago – quello che era uno degli obiettivi della riconversione dell’ex base missilistica, e cioè un aeroporto per uso civile, turistico e commerciale. Obiettivo che era stato facile individuare in considerazione della penalizzante marginalità geografica che patisce la provincia di Ragusa, della mancanza di collegamenti con le altre province siciliane, e delle enormi potenzialità legate all’economia iblea che l’aeroporto avrebbe potuto sviluppare in modo esponenziale. Ecco – continua Salvo Zago – da dove nasceva, da dove è nata l’intitolazione dell’aeroporto di Comiso a Pio La Torre, divenuto patrimonio comune, collettivo. La Torre figlio nobile della Sicilia democratica e progressista oltre che icona antimafia come altri siciliani illustri, Falcone, Borsellino e tanti altri eroici servitori dello Stato democratico e repubblicano. Qualcuno a Comiso, che non poteva non sapere e non poteva non capire, invece non capì – scrive Salvo Zago – e si rese protagonista di una scelta, la rimozione dell’intitolazione dell’aeroporto, che certo non ha minimamente scalfito la memoria e la figura di Pio La Torre, che rimane punto di riferimento delle nuove generazioni di giovani e della Sicilia del futuro. Scelta che ha qualificato negativamente – conclude Salvo Zago – chi la compì, dinanzi la Sicilia e l’Italia tutta, anticipando, sinistramente, la sequela di guasti a Comiso, nella città dell’ex base missilistica, nella città di Pio La Torre

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