La Guardia di Finanza di Pozzallo, a seguito di un’approfondita analisi e di un costante monitoraggio all’interno del porto, ha individuato una società ragusana operante nel settore dell’importazione di cemento e materiali ferrosi che, malgrado l’ingente movimentazione di merci e l’elevato tenore di vita dei suoi rappresentanti, aveva una dichiarazione dei redditi non proporzionata. Lunghe indagini, durate oltre un anno, coordinate dal Procuratore della Repubblica di Modica, Francesco Puleio, hanno consentito di contestare complessivamente 40 milioni di euro di evasione. Gli accertamenti effettuati dai militari della Tenenza di Pozzallo, hanno permesso di individuare accanto alla società principale una serie di società collegate che spostavano ingenti liquidità con operazioni contabilizzate come “finanziamento soci”, cioè tra le varie società riconducibili agli stessi soggetti veniva spostato del denaro da una società all’altra senza fatture. Queste operazioni infragruppo avevano lo scopo di spostare l’utile da una società all’altra con l’unica ragione di evitare il pagamento delle imposte. Contestualmente altri controlli effettuati presso le sedi di altre società, appartenenti al medesimo gruppo, hanno consentito alle Fiamme Gialle di scoprire anche numerose fatture relative ad operazioni inesistenti, per importi pari a circa 5 milioni di euro, allo scopo di creare costi fittizi. La documentazione contabile rinvenuta, piuttosto frammentaria, è stata però supportata da una serie di attività di riscontro esterno, che hanno confermato l’ipotesi investigativa, consentendo di delineare compiutamente il modus operandi degli amministratori. I rappresentanti avvalendosi di mere “teste di legno”, facevano assumere la formale gestione delle società a queste persone, dal punto di vista manageriale assolutamente incompetenti, per fargli assumere la responsabilità al momento della liquidazione. Tale intestazione fittizia era diretta a non pagare le imposte e a rendere particolarmente difficoltosa la ricostruzione delle vicende societarie anche in caso di controlli a posteriori degli organi accertatori. A conferma del fine intento fraudolento, la sede di alcune società del gruppo veniva trasferita presso indirizzi improbabili. Le indagini finanziarie sui conti correnti bancari hanno permesso di ricostruire i movimenti finanziari ed economici della gestione societaria. L’evasione fiscale ammonta a circa 40 milioni di euro, che è stata già proposta per il recupero; 15 milioni l’Iva non versata. Gli undici responsabili sono stati denunciati per frode fiscale, una serie di reati societari, appropriazione indebita e abuso d’ufficio.