Ritorna ad aprirsi il dibattito sull’utilizzo dei beni confiscati alle mafie. E’ questo il tema di un documento approvato dalla presidenza provinciale delle Acli nell’ultima riunione dopo l’input della ministra Cancellieri alla vendita di questi beni. Il presidente provinciale delle Acli, Rosario Cavallo, scrive: “Si parla di fare cassa semplificando questioni complesse e pericolose. Legittimo per chiunque ipotizzare modifiche di norme che hanno avuto meriti non indifferenti nel colpire gli interessi vitali delle mafie, ossia i patrimoni, ma ci si aspetta anche proposte che, specie se provenienti da livelli di governo alti, siano sostenute da un’analisi sulla complessità del fenomeno mafia oggi. Una realtà – scrive il presidente Acli Rosario Cavallo – sempre più votata a star dentro l’economia legale, sempre più depositaria di ingente liquidità da riciclare in attività lecite e con una grande voglia di riprendersi ciò che gli è stato confiscato. La vendita dei beni rischierebbe di divenire la risposta a questa vocazione alla mimetizzazione mafiosa, divenendo un formidabile strumento di investimento delle enormi quantità di denaro da riciclare. Sul piano culturale restituire il maltolto alla comunità civile – scrive Rosario Cavallo – certifica soprattutto agli occhi dei giovani che le mafie sono vulnerabili e sconfiggibili. Sul piano economico – aggiunge il presidente Cavallo – si crea nuova economia e nuovo lavoro, senza la logica del profitto che necessariamente la compravendita dei beni evocherebbe. Riteniamo quindi utile l’aprirsi di un dibattito attorno a questi temi purché rafforzi e non riduca i principi e i valori che già insiti nella ratio della legge Rognoni-La Torre, si sono rafforzati nel tempo e possono divenire ancora più forti diventando patrimonio comune. Su questo terreno le Acli ragusane – conclude Rosario Cavallo – sono impegnate e chiamano alla mobilitazione civile e culturale quanti, singoli o associati, vogliono tenere alta la guardia sul terreno della lotta alle mafie”.