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23/05/2012 -

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NELLO DIPASQUALE, SENZA VERGOGNA

La candidatura è fluttuante, sale e scende come il vento di questi giorni. La città è piena di commentatori: “Se ne va, se ne va. Ma chissà se i ragusani lo votano come prima?” Non si sbilancia il cittadino medio, solo una smorfia desolata per la città distrutta fa trapelare il dissenso con quel tanto di disgusto che proprio Dipasquale vuole eccitare a suo favore. I ragusani vedono quel che c’è: pietosi maquillage sul centro storico, lavori semipubblici inutili – come i parcheggi -, campagna regalata ai costruttori, e ‘sto sindaco che colmo di furore grida contro la politica dimentico di se stesso. E’ una scommessa, la sua, che punta sulla cattiva memoria del prossimo che dovrebbe ubriacarsi di finta novità. Lo stato di eccitazione permanente, però, fa male a Nello Dipasquale: non regge il ritmo fra calcolo e parola, non riesce a incardinare la logica del pensiero con la realtà circostante e così scascia. Ieri in occasione dell’inaugurazione della raccolta Cappello voleva, a modo suo, salutare il Presidente Franco Antoci che gli stava seduto accanto e ha esclamato: “Noi non ci siamo mai vergognati di Antoci!”. E che era un ex galeotto, il Jean Valjean dei Miserabili, un mostro pentito? Franco Antoci è diventato cereo in volto, solo un leggero tremito del capo e l’intera sala che mormorava: “Forse ad Antoci sarà capitato di vergognarsi del sindaco!”. Neanche un saluto dignitoso riesce a formulare: la normalità della cortesia, le buone maniere, lo irritano. La sua mente non ha la morbidezza necessaria per i rapporti disinteressati e così un termine come vergogna – roba dell’anima – si pasticcia e si assimila a chissà quale altro vocabolo adatto alla circostanza dei saluti e dei ringraziamenti che da qualche parte avrà sentito e che in quel momento non trovava. Aveva il cervello occupato dal suo Hal Io calcolatore: Zambuto 75, Grillo esplode, Zamparini trascina il popolo, i ragusani sono con me… Antoci era solo il passato, ed è vero che Dipasquale del passato non ha vergogna, lo cancella. Ha cancellato Alfredo Gurrieri, Mimmo Arezzo, Innocenzo Leontini, Angelino Alfano. Con Nino Minardo è più prudente – d’altronde conosciamo il suo debole verso i ricchi che gli incutono un timore reverenziale e un’ansia emulativa. A Minardo lo chiama spesso e gli dice che il futuro del Pdl ormai scassato è solo in queste liste civiche. Insomma ancora si raccomanda, puta caso i conti non diano la somma sperata: il 5 per cento su base regionale. Il 5 per cento: gli basta l’insufficienza per diventare deputato. Nel frattempo a corte è tutto un disperato luccichio. La stanza del sindaco gronda di buoni pasto donati ai poveri; Giovanni Cosentini si accarezza la pancia e sogna altra sostanza, quel potere illimitato che Dipasquale gli ha raccontato; solo la Migliore trasformata in democrista vorrebbe – vista l’aria – tornare socialista. Per il resto è il regno della Tim; assessori e consiglieri trascorrono gran parte della giornata nello scambio telefonico: “Com’è oggi? Ma che dici si candida? Ce la fa, sicuro? A mia pari che all’ultimo si ni pente”. L’esatta misura di questo bollettino quotidiano di imprevisti e probabilità l’ha resa felicemente Filippo Angelica: “Dipasquale sa qual è la situazione, ma non sa quale sia la soluzione”. Ci toccherà aspettare tre mesi. Una estate lunghissima e caldissima. Chissà se con queste ambasce avrà il tempo per dedicarsi alla pesca e alla Tunisia? Per tenere a bada il desiderio ha invitato il Ministro tunisino della pesca. Il Ministro ha trascorso due giorni deliziosi in compagnia del sindaco; c’aveva una faccia che sembrava Francesco Pannofino in Nero Wolfe quando sta per scoppiare. La Tunisia, però, ci è amica. A parte il Muos, i droni, lo scudo antimissilistico, siamo vicinissimi, e nonostante vogliamo fare la guerra con i Forconi perchè zucchine e carciofini d’oltre mare costano meno dei nostri, a Nello Dipasquale la patente di pesca gliela rinnovano e gli mantengono il posto barca. E’ un uomo apprezzato in tutto il Mediterraneo: Palermo ci ietta picca. Ma che fa, resta o se ne va? Ovunque vada, sempre senza vergogna.

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