In carcere l’incensurato Franco Mormina e il sorvegliato speciale Giacomo Fidone |
Spazzino e incensurato, che con lo stipendio di operatore ecologico è riuscito a comprarsi quattro case, una delle quali protetta da un sistema di videosorveglianza, e ben tre autovetture di lusso, tra cui una Porsche, una Bmw e un’Alfa Coupè. Da giovedì all’alba, lo sciclitano Franco Mormina, ex titolare di un’agenzia funebre, è agli arresti per il reato di estorsione aggravata perpetrata in danno di un imprenditore di Scicli, titolare di un autosalone, al quale, nel corso degli ultimi mesi, è riuscito ad estorcere beni materiali per un valore di oltre 10 mila euro. In carcere anche il suo complice, il sorvegliato speciale Giacomo Fidone (anche lui di 43 anni come il Mormina, e con una condanna per omicidio nel passato). Entrambi sono accusati di concorso in estorsione con l’aggravante prevista dell’articolo 7 del decreto legge 152 /191 ossia per avere agito con modalità tipiche del “metodo mafioso”. I due soggetti hanno ripetutamente picchiato la vittima, minacciandola di gravissime ripercussioni qualora avesse avuto l’ardire di opporre resistenza o di minacciare l’accaduto alle forze dell’ordine. In tal caso gli avrebbero bruciato il negozio, o ben più grave, avrebbero attentato alla sua vita. Il tenore di vita del Mormina (non giustificato da uno stipendio di netturbino), secondo gli inquirenti apre scenari inquietanti: i carabinieri lo ritengono il possibile capofila di un gruppo dedito a Scicli al racket del pizzo. Un pizzo che in città si paga con le auto, se si pensa che all’imprenditore vittima avevano estorto una Audi. E nella giornata di mercoledì, i due avevano anche chiesto copia della carta di circolazione della vettura, dovendo adempiere alla stipula del contratto assicurativo. L’arresto dei due soggetti nasce da uno spunto investigativo e una serie di intercettazioni che hanno portato ad individuare il modus operandi di Mormina e Fidone. “Nessuna vittima ha presentato denuncia – spiega il colonnello dei Carabinieri del comando provinciale di Ragusa, Salvo Gagliano – quello che abbiamo scoperto lo abbiamo fatto sinora senza collaborazione, ma lanciamo un appello alla città di Scicli: non abbiate paura di denunciare”.