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15/09/2012 -

Politica/

LA CATENA DEGLI INGANNI

Come si sta senza Dipasquale? Ottimamente. Il rapporto tra le masse e lui si è felicemente risolto nella visione del cartellone pubblicitario. Come un Califfo ci guarda e ci sorride. Chi ha avuto il coraggio di visitare Dubai avrà senz’altro colto la somiglianza tra il manifesto del nostro onorevole sindaco e la foto dell’emiro di quel luogo che tappezza i vialoni del ricco deserto urbanizzato ricordando all’umanità la sua immensa presenza. A noi la foto ci soddisfa, è un’amorevole assenza, la prova che c’è stato veramente – chissà in che tempo, chissà come – quel giovane uomo dagli occhi obliqui. L’elezione regionale in Sicilia ci ha già stancato, prima dell’inizio. Era bellissimo negli anni di Cuffaro, tutto netto e definito, come in una esibizione militare, come in un rito liturgico: l’infinita moltitudine degli isolani affettuosamente spinta da esigenze vitali, votava Totò, tutti gli altri – gli sfigati – a sinistra. Non c’era partita nè trucco, era una festa di paese con Cuffaro che sudava e ci baciava e ci rassicurava sino alla fine con quella disperata mangiata di cannoli. A turno, almeno per qualche ora, dovevano mandarci tutti in galera per respirare la sporcizia del mondo ed invece ci permettono un altro inutile giro di giostra; considerato l’imminente stato di fallimento solo un commissario europeo proveniente dai paesi scandinavi potrebbe salvarci tagliando, in primis, il Parlamento che volle Federico II e che a noi mortali pesa come un macigno. La catastrofe è certificata, ma ci sono gli ottimisti: i candidati. Nello Dipasquale che ha il dovere di provarci, Giovanni Mauro che ritorna protagonista, e Cateno De Luca che fa la rivoluzione. I 6 x 3 di questi tipi sono il ritratto consono della nostra classe politica delirante, ridicola, narcisista. Perchè Dipasquale che ha già saccheggiato città ed anime si sente in diritto di comunicare la sua ambizione spacciata come dovere civico e volontà popolare? Perchè Giovanni Mauro che ha esaurito ogni tipo di energia si ossessiona con il protagonismo perduto? Perchè Cateno De Luca che da Salerno in su verrebbe scritturato per gag da avanspettacolo traffica con una parola importante e densa rivoluzione? Questi manifesti non dovrebbero mai essere distrutti, sono già reperti di archeologia; ci vorrebbe la visita guidata, come a Pompei, con i fanciulli che con voce stridula esultano “Sembrano vivi!”. In questo panorama cimiteriale, Nello Dipasquale è stato un genio. Vedendo che tutto stava precipitando ha tirato fuori una granata e l’ha sparata dove capitava capitava e ha colto “u gilisi”. Crocetta è proprio convinto della forza stratosferica dell’onorevole sindaco e non comprende che il Califfo perderà il voto di destra e quello moderato – quello di sinistra non l’avrà mai. La situazione attuale è la seguente: Crocetta, a denti stretti, a quelli del Pd, ha dovuto promettere che non proteggerà Dipasquale e che questi dovrà fare tutto da solo; a quelli di Territorio ha promesso, invece, che Dipasquale se farà bene diventerà non solo deputato, ma assessore. Film già visto. Ve la ricordate la penultima elezione con Cuffaro, quando Salvatore Moltisanti, dell’entourage di Leontini, attirava dal marciapiede di via Roma il pubblico gridando nel megafono: “Venite all’incontro con l’onorevole Leontini assessore designato della giunta Cuffaro”. Rimase un tormentone quell’assessorato che non arrivò mai, una chimera che ha segnato a fuoco il deputato di Ispica. Torniamo a Crocetta. A quelli del Pd, Crocetta, non è piaciuto, è sembrato non all’altezza della sfida, e questo sentimento serpeggerà per l’intera campagna elettorale. Riguardo al siluro che ha colto al petto Nello Dipasquale – il no al suo inserimento in listino ci sono due considerazioni da fare. La prima: Dipasquale era certissimo di ottenerlo e spingerà all’inverosimile affinchè Crocetta tradisca il patto con il Pd di Ragusa. La seconda considerazione: chi ha strappato la promessa è stato Gianni Battaglia che con doppiezza togliattiana prima ha accompagnato l’onorevole sindaco sulla soglia del centrosinistra e poi gli ha dato un bel calcio in culo. Tardivo, vero è; postumo all’inciucio, vero è; riparatore dopo lo sputtanamento planetario per la cordiale intesa, verissimo è; ma sempre calcio in culo rimane, e vedere il Califfo beffato provoca una certa soddisfazione. Cosa accadrà a Ragusa? I cittadini sono veramente disgustati e disorientati. Dopo la deflagrazione operata da Nello Dipasquale bisognerà solo attendere che il fuoco si spenga, che la cenere si posi. Il Pd che dovrà affontare la botta subita nonostante la ferrea reazione contro Dipasquale che non si attenuerà in campagna elettorale, non si deve angosciare spaventandosi che il Califfo raccolga voti a valanga; il Pd deve solo mantenere la barra dritta in mezzo alla tempesta e prepararsi alle comunali. Dipasquale o rimarrà un ricordo doloroso, o al massimo entrerà nel recinto di Palermo fra i 90 dinosauri che saranno spazzati via dall’era contemporanea che avanza. Il timore che qualora divenisse deputato possa incidere sulle sorti della politica ragusana è una ansia immotivata per tre motivi. Le teorie sulla centralità dei territori sono roba vecchia, e nessuna vivacità del singolo politico può esaltare o vivacizzare o soddisfare la vita delle periferie; Dipasquale non avrebbe spazi di manovra nè a destra nè a sinistra perchè il personaggio è già ampiamente conosciuto; storicamente a Palermo gli eletti che non vantano qualità eccelse rimangono relegati al piacere dell’abnorme stipendio e della poltrona – nel nostro caso ci sarebbe una doverosa alternanza tra scranno e barca. Insomma Nello Dipasquale esiste solo per l’immagine che si è costruito addosso. Nient’altro. Quanto inganna un’immagine? Pensate che Gianfranco Miccichè si fa ammirare per un fantastico manifesto elettorale che sprizza serietà da tutti i pori della carta. Immediatezza, riflessività, concentrazione, pragmatismo, velocità, modernità, persino l’ammiccamento dialettale: c’è tutto in quella splendida foto. E’ realmente così quell’uomo?

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