Con una Santa Messa in ricordo delle 112 vittime dell’alluvione del 26 settembre del 1902, nella Chiesa di Santa Maria di Betlem, officiata da don Antonio Forgione, e la deposizione di una corona d’alloro alla lapide posta a ricordo di quel tragico evento nell’atrio di Palazzo San Domenico, l’amministrazione comunale di Modica ha celebrato i 110 anni da quel tragico evento. Presenti il vice sindaco Giorgio Cerruto, il vice prefetto vicario aggiunto, Ferdinando Trombadore, rappresentanti di Carabinieri e Polizia di Stato, assessori e consiglieri comunali e il direttore del CTCM, Nino Scivoletto. Al termine della Santa Messa, il vice sindaco Cerruto ha salutato gli intervenuti ricordando come la laboriosità dei modicani e la solidarietà di numerosissimi comuni italiani risollevarono la Città con una ricostruzione degna della migliore Protezione Civile di oggi. La Chiesa di Santa Maria di Betlem, assurge, oggi, a luogo simbolo. Ripulita dal fango e dall’acqua divenne luogo di riparo per quanti sfollati rimasero senza casa e senza affetti. Furono poi i Comuni di Milano e di Palermo che con le loro offerte consentirono la costruzione di un quartiere, 40 alloggi e un asilo d’infanzia, che oggi porta ancora il nome delle due città. “Una ricorrenza intima ma intensa”, ha rimarcato la prof.ssa Grazia Dormiente, che sull’alluvione ha curato una pregevole edizione in occasione del centenario di quell’evento, rilevando come da quella esperienza, Modica cambiò sostanzialmente i suoi connotati più significativi nel rapporto urbano, economico e soprattutto commerciale. Quell’alluvione fu un fatto funesto e terrificante per la Città dove però si originò un senso della solidarietà, intesa nel senso più umano possibile. Subito dopo si è formato un corteo diretto nell’atrio di Palazzo San Domenico, dove una lapide ricorda il livello dell’acqua raggiunto. Il vice sindaco Cerruto ha deposto una corona d’alloro.
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