21-04-2025
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02/10/2012 -

Politica/

MARGHERITA RIZZA E IL RIPRISTINO DELLA LEGALITA’

Ormai è un luogo comune in questi ultimi mesi lamentarsi per l’esubero di commissari che Lombardo ha piazzato in Sicilia, come se assistessimo a una usurpazione dei nostri diritti dimenticando che il sistema politico è talmente marcio da generare – in apparenza di democrazia – i vergognosi contesti che si annidano nei palazzi del potere. A Ragusa l’arrivo della funzionaria regionale, Margherita Rizza, con le prime scelte messe in atto ci rivela che bastava un pizzico di conoscenza e di rispetto della legge per impedire che la prepotenza divenisse l’ambiente naturale in cui sguazzava il governo dell’ex sindaco. La Rizza sta per mandare a casa i dirigenti, l’ossatura principale dell’apparato comunale, un plotone scelto voluto da Dipasquale e strapagato con il denaro pubblico, – parliamo di cifre che ogni anno si avvicinano agli 800 mila euro – che ha avuto il compito di tradurre in atti pubblici tutte le volontà dell’ex principale. Per capire i contorcimenti che rendono fattibile e pulito qualsiasi eccesso – allo stesso modo della Polverini che da Ballarò strillava di non sapere puntando sul fatto che i poteri di giunta sono distinti da quelli del consiglio, e che i dirigenti “autonomamente” decidono – serve ricordare che quando l’opposizione sollevò il caso delle nomine dei dirigenti, il sindaco trasferì il quesito al dirigente massimo – il primo coinvolto nella vicenda – il quale sbrigativamente sostenne che tutto era assolutamente chiaro e percorribile. Non era vero, lo sperpero c’è stato eccome ed è risultato fruttuoso non per la comunità, ma solo per il sindaco – finchè era in carica – che ha saputo utilizzare al meglio gli uffici sempre disponibili ai suoi voleri. La prima mossa del commissario Rizza è stata quella di vedere come era gestita la macchina amministrativa. La legge che regola la questione è la Brunetta e al momento dell’entrata in vigore della stessa, il Comune di Ragusa su 12 dirigenti aveva 7 incaricati, Mirabelli, Scifo, Spata, Ingallina, Torrieri, Pagoto, Licitra, più un direttore generale, mentre per legge la percentuale degli esterni non poteva superare l’8% e quindi il sindaco doveva limitarsi ad un solo incarico. Tralasciamo un macigno scavalcato con sapienza olimpionica dall’ex sindaco: era necessaria una procedura pubblica comparativa, ossia una gara. Non parliamo poi del bando per posto da dirigente di ragioneria dove i vizi di procedura sono stati molteplici. Il Commissario Rizza si è accorta subito dell’anomalia ragusana come dimostrano le sue parole all’incontro con i burocrati del Palazzo. “Pensavo di non trovare nessuno di voi” (riferendosi ai dirigenti a contratto ed evidenziando come il loro rapporto anche in virtù di un’anomala proroga concessa da Cosentini fosse scaduto). Pare che uno dei dirigenti a contratto, Licitra, abbia cercato di motivare la validità e l’efficacia del rapporto contrattuale, ma la Rizza è rimasta sulle sue posizioni ed ha chiesto al Segretario generale di predisporre un provvedimento al fine di conferire gli incarichi solo ai 5 dirigenti di ruolo: Lumiera, Distefano, Colosi, Scarpulla, Lettiga. Sono 7 i dirigenti scaduti; il segretario Buscema con grande calma sta predisponendo il foglio di via. I magnifici sette nel frattempo si stanno attrezzando con un parere tecnico giuridico e soprattutto con una serie di viaggi nelle varie segreterie politiche dei candidati alla Regione. Bisogna capirli, hanno famiglia – ed anche diritto al voto – e si sentono abbandonati. Dipasquale – sensibilissimo al travaglio dei sette uomini d’oro – dicono abbia telefonato esprimendo tutta la sua irritazione al commissario Rizza, che così avrà avuto modo di misurare i modi eleganti del nostro ex sindaco. Per legge solo ai 5 dirigenti di ruolo sopra menzionati spetterà gestire la baracca. In buona sostanza alla fine dovrebbero andare fuori dal Comune: Torrieri, Licitra, Pagoto, mentre Scifo, Mirabelli (prossimo alla pensione), Spata e Ingallina ritorneranno a ricoprire il posto di funzionario. Qualcuno si domanda se l’attribuzione degli incarichi, per la maggior parte priva di selezione pubblica fosse legittima? Qualcuno si domanda se con queste nomine il sindaco abbia provocato un danno erariale? La risposta Nello Dipasquale l’ha già data: tutto rientra nel dovere di provarci.

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