21-04-2025
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02/11/2012 -

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GIORGIO ASSENZA E IL RIMPIANTO DI AN

Come in un tam tam, impercettibile ai non adepti, gli ex di Alleanza Nazionale sparsi in provincia tra le varie formazioni si sono ritrovati attorno a Giorgio Assenza contribuendo alla sua elezione e determinando nella destra iblea uno stato di speranzosa cospirazione in vista di eventuale sommossa. Il successo dell’avvocato Giorgio Assenza è dovuto di certo al prestigio umano e professionale che ha portato una nota di positiva consistenza nel Pdl in disfacimento, ma ora, ad avvenuta elezione, questa parte della destra che aspira ad una riappropriazione della identità umiliata dal berlusconismo potrebbe emergere tanto da cagionare modifiche negli assetti dominanti del partito concentrati nella persona di Nino Minardo. Questa almeno è la fantasia prospettica in cui si cullano in queste ore i postfascisti e che viene alimentata di giorno in giorno nell’osservare il grande caos che alberga nel Pdl. Che Assenza platealmente prenda le distanze dai Minardo – usiamo il plurale perché è stupido nascondere passione e ruolo del padre del deputato, l’imprenditore Saro Minardo, – non ha senso alcuno: il neoeletto non è un guerrafondaio e non ci sono attriti che possano determinare la rottura, e poi la distanza c’è già di fatto e non occorre né ufficializzazione né casus belli per determinarla. La sconfitta, infatti, degli altri contendenti alle regionali, Carpentieri ed Occhipinti, ha già prodotto una perdita di sovranità del deputato nazionale, Nino, identificato nelle congetture dei perdenti come corresponsabile – per inerzia o abbandono – del mesto risultato ottenuto. In verità, visto il tracollo del Pdl, la parcellizzazione del voto, la predisposizione dei cittadini a mandare a quel paese il vecchio ed il consolidato, i due sconfitti non possono incolpare di defezione il loro leader locale; e comunque si avverte in Minardo una evidente e repentina perdita di potenza che giunge da due fronti, uno che canalizza la delusione dei candidati che non ce l’hanno fatta, l’altro in cui scorre la destra “strong” resuscitata con Assenza. Questo accerchiamento non è mortale, anzi libera Nino Minardo dal gravoso compito di essere a tutti i costi un capo. Un peso inutile per il giovane deputato costretto a interpretare la parte del grande politico sfornando estenuanti strategie di difesa, di attacco, di patto, per imparare a stare in campo con Mauro, con Leontini, con lo zio Riccardo – non ci addentriamo in analisi psicologiche ma chissà, anche alla luce della esperienza ragusana del superprofessionista del tradimento, Nello Dipasquale, quanto poi sia giovato alla immagine e persino all’anima di Nino Minardo vivere sempre con il pugnale fra i denti. La situazione del deputato nazionale snobbato e piantato in asso forse ora è più tersa; torna ad essere quel che realmente è: un giovane ricco, incapricciato di politica, e fortunato per aver progettato l’ascesa parlamentare nell’era di Silvio Berlusconi. Liquidare, a questo punto, la gestione baronale, asfittica e soggetta alle incursioni esterne o ai riconoscimenti imperiali, è un bene per Nino Minardo, è un traguardo – sebbene rischioso – di crescita. Guardiamo il prossimo futuro: Nino Minardo potrà essere riconfermato con il porcellum ed allora non avrà avuto senso il tenere a bada corte e famigli, oppure dovrà andare alla sfida reale, al duello del proporzionale o del collegio uninominale e qui, come ci insegnano le ultime elezioni, non sono gli apparati che fanno vincere. L’elezione di Assenza, con quel carico di pesante idealità conservatrice, è vero, sì, scardina il potentato di paese, ma può sprigionare e rigenerare in tutta la destra, compreso nella mente di Minardo, forme più contemporanee e limpide di vivere la politica. Non saranno certo i nostalgici di An, ex fascisti che si sono fatti imbambolare, incastrare e molte volte comprare da Berlusconi, ad impersonare il rinnovamento da ogni parte auspicato, ma la voglia di cambiare è talmente grintosa, incomprimibile e orizzontale da attraversare infino la destra. Dopo il medioevo in cui siamo vissuti bisogna augurarsi che la destra si sollevi dalla melma in cui si è crogiolata e in cui è rimasta sepolta; anche la destra deve ritrovare dignità per evitare che fenomeni da baraccone – poca importanza ha se per opportunismo cambiano casa e casacca – rubino cervelli e cuori.

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