E’ durata un anno la presidenza di Sandro Gambuzza alla Camera di Commercio di Ragusa. Si è dimesso, e con lui i consiglieri Dibbenardo, Fidelio, Chessari, Digiacomo, Giannone, Drago, Tanasi. I motivi di questa scelta si legge in una nota “le ingerenze da parte della Camera di Commercio di Siracusa “. Una guerra tra cordate scoppiata dopo l’elezione di Giuseppe Giannone alla Sac, Società areoporto Catania, che portò Gambuzza ad un’alleanza con la Camera di commercio di Catania rompendo un asse con Siracusa e Ivan Lo Bello. Poi la sfiducia da parte di una serie di organizzazioni di categoria, in testa Confindustria Ragusa, che non avevano accettato il cambio di rotta. Nel frattempo una sentenza del Tar ha fatto saltare anche il nuovo consiglio di amministrazione di Sac e quindi la presidenza di Giannone. Si attende ora per la Camcom di Ragusa un commissario da parte della Regione. Non si fanno attendere le reazioni. Scrive la Cgil: “La Camera di Commercio immolata sull’altare della rivincita e delle ambizioni frustrate, dell’incapacità a rendersi autonomi rispetto ai poteri forti esterni alla provincia di Ragusa e dell’ostinazione a non voler prendere atto che gli accordi pregressi per taluni possono anche venir meno. E così dopo la Provincia, il Comune capoluogo, l’Asi, anche l’Ente Camerale si avvia al commissariamento. E’ l’ennesimo fallimento della classe dirigente iblea, – scrive la Cgil – un fallimento più cocente perché riguarda le forze produttive, imprenditoriali, commerciali e artigianali, cioè il cuore pulsante del territorio economico ragusano. Gli sforzi, gli appelli e le mediazioni del mondo del lavoro attraverso Cgil-Cisl-Uil si sono rilevati vani. In un momento di incertezze e di grande vuoto istituzionale e politico quella che storicamente è stata la casa delle imprese ragusane diventa il facile strumento con cui Catania e Siracusa si accorderanno per spartirsi la Sac e per affossare l’apertura dell’aeroporto di Comiso. La negligenza iblea si consegna supina alla furberia etnea e aretusea: chi è affetto da nanismo – scrive la Cgil – difficilmente vuol crescere e mal tollera che qualcuno tra i suoi pari possa elevarsi di qualche centimetro”.
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