Non ha retto alle tre notti consecutive all’addiaccio, uno degli indigenti che da quattro giorni protestano davanti al palazzo del Comune di Ragusa per l’eliminazione dei sussidi che dovrebbe entrare in vigore a partire da domani. M.A. ha avuto un malore domenica mattina. I suoi compagni hanno subito chiamato il 118 e l’ambulanza ha trasferito d’urgenza il paziente, che è stato ricoverato nel reparto di Cardiologia dell’ospedale Civile. L’uomo ha avuto una crisi epilettica, aggravata da problemi cardiaci, un inizio di infarto. “E lui è solo il primo – dice Giuseppe Tropea – perché tanti di noi hanno problemi di salute e chissà quante altre volte dovremo ricorrere alle cure dei medici. Anche perché se continuiamo a non essere considerati, inizieremo anche lo sciopero della fame”. Gli indigenti si sono organizzati con delle sedie a sdraio, sulle quali, a turno, riposano per qualche ora. La notte, come fanno i barboni, stendono i cartoni, per isolare il freddo del marciapiede e si avvolgono nelle coperte. C’è chi ha preso già una bronchite, chi usa le stampelle, perché venerdì sera si è slogato una caviglia. Appena qualche passante si avvicina, ognuno di loro racconta la propria storia. Angela non è una sussidiata, perché sua figlia è maggiorenne e – dice – “il sussidio non mi tocca”. Ma anche lei protesta in corso Italia. “Vivo in una specie di magazzino senza gabinetto, senza acqua, senza lavandino – racconta la donna – e poi ogni giorno vado a casa di mia sorella per usare il bagno”. Corrado Zocco pagava 430 euro al mese di affitto, ha tre figli, lo sfratto pendente e da un decennio attende una casa comunale che non arriva mai. “Io già dormo fuori, ma i miei figli sotto quale tetto andranno a vivere?”, chiede questo ex operaio, che da quando è stato licenziato vive un calvario. Paola Randazzo ha problemi di pressione alta e per questo mese non può comprare le medicine per tenere la pressione sotto controllo, perchè le costano 35 euro. Giovanni Tumino non può cucinare a casa: a dicembre non ha potuto comprare nemmeno una bombola di gas. Davide Di Martino ha la moglie asmatica e non sa con quali soldi acquistarle i farmaci. Chi protesta sul marciapiede di corso Italia, sa che cosa significa la povertà. Significa miseria, non avere soldi per acquistare le cose essenziali e per pagare le bollette. Significa soprattutto non essere considerati da chi si sente superiore. “Adesso sappiamo di essere un gruppo – dice Tropea – e ci facciamo chiamare gli “invisibili”, perché per tante persone lo siamo davvero. Poco fa è passata una coppia di ragusani che ci ha guardato con disgusto. Sono felice per loro che non sappiano cosa significa avere bisogno e non possedere nulla”. Un altro anziano, si ferma a parlare con i manifestanti e commenta: “Il Comune di Ragusa fa schifo”. Un indigente ritornato da piazza San Giovanni ha anche lui l’espressione disgustata, ma per altre ragioni. “Sono andato nel bagno di corso Vittorio Veneto ed è incustodito”. Ed è questo il paradosso. Gli indigenti protestano per strada, anziché andare a lavorare, a custodire ville e bagni comunali, che restano chiusi o incustoditi.
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