I carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Ragusa, come primo esito del sopralluogo condotto sul litorale santacrocese lo scorso 26 agosto, che aveva impegnato decine di militari, due natanti e un elicottero, hanno deferito in stato di libertà 69 persone alla Procura della Repubblica di Ragusa. Un primo rapporto dell’indagine era già stato redatto e depositato in Procura dai militari della motovedetta di Pozzallo che quel giorno avevano già sanzionato in via amministrativa quindici persone per avere parcheggiato sul demanio marittimo, per un importo superiore ai tremila euro. I militari avevano poi denunciato due persone per aver installato su area demaniale una pedana e un gazebo. Nei mesi successivi l’intervento, i carabinieri avevano proseguito e approfondito gli iniziali accertamenti tesi ad individuare i responsabili delle altre irregolarità riscontrate. Mentre la cartellonistica sulle spiagge e le boe in mare erano risultate tutte regolari, illeciti sono stati ritenuti i blocchi delle vie d’accesso all’arenile, che la legge vuole siano libere e sgombre da qualsiasi cosa. Su alcuni accessi, sei in particolare, invece, erano state arbitrariamente poste opere, anche murarie, finalizzate a impedire ai turisti, e agli utenti della battigia in genere, l’accesso alla spiaggia, costringendoli a fare lunghi giri per trovare un accesso aperto. La legge (il codice della navigazione), mentre prevede la sanzione amministrativa di euro 206 e la rimozione forzata per chi temporaneamente blocca l’accesso (ad esempio le auto parcheggiate o i mezzi dei venditori ambulanti), sancisce che sia reato occludere tali accessi al demanio marittimo, contravvenzione penale punita con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda fino a euro 516. Scrivono i carabinieri: “Succede purtroppo nel Bel Paese che privati cittadini, o per non essere disturbati dal via vai di turisti o per usare la strada pubblica come cortile per il proprio automezzo, pongano un bel cancello, oppure dei bei muretti o paletti in cemento o in ferro, con o senza catene e lucchetti per delimitare e di fatto privatizzare l’area pubblica demaniale che è di proprietà solo e soltanto dello Stato”. I disagi per l’utente del mare, sia egli pescatore sportivo, bagnante, o turista, sono evidenti, senza pensare ai rischi – tristemente accaduti – per eventuali urgenti interventi di soccorso di persone colte da malore che non vengono tempestivamente raggiunte dai sanitari, costretti a mirabolanti giri per arrivare alla spiaggia. Dei sei accessi trovati bloccati da manufatti permanenti (inclusi anche quelli apparentemente temporanei come una catena, ad esempio), situati tra le località di Caucana e Punta Braccetto, sono stati individuati e identificati i proprietari delle abitazioni a valle della chiusura, che di fatto traggono vantaggio dalla privatizzazione dell’area. Queste persone, complessivamente sessantasei sono state tutte deferite in stato di libertà per il reato di abusiva occupazione di spazio demaniale e inosservanza di limiti alla proprietà privata. Si tratta di persone dall’età e dall’estrazione sociale più disparata. La stragrande maggioranza sono ragusani e camarinensi, ma non mancano vittoriesi, comisani, catanesi, palermitani, e addirittura milanesi, varesini, ravennati e un fiorentino. Si trovano tantissimi pensionati, che magari si sono comprati la casa al mare con la liquidazione, impiegati, anche pubblici, e non mancano un avvocato, un architetto e un giornalista, c’è perfino uno studente minorenne. I manufatti (cancelli, muretti, pali e paletti), una volta emessi gli ordini di rimozione, verranno rimossi. Sono state denunciate anche altre tre persone, due comisani con seconda casa a Caucana per abuso edilizio aggravato dalla presenza di vincoli. Avevano ampliato l’abitazione con diverse nuove strutture per una metratura aggiuntiva abusiva di circa sessantatre metri quadri. Un artigiano di Vittoria aveva invece violato i sigilli del contatore per consumare a sbafo l’acqua. È stato denunciato per furto aggravato e continuato e violazione dei sigilli. Le indagini continuano.