La candidatura di Cosentini è una buona notizia per la sinistra ragusana. Sarebbe stato imbarazzante e deprimente che l’opportunistico passaggio di Nello Dipasquale nello schieramento di Crocetta sfociasse per le amministrative di maggio nel dialogo e nell’intesa con l’area del centrosinistra; ma questo ulteriore pasticcio non accadrà perché l’ex sindaco è giunto all’apice dei suoi vertiginosi avvitamenti schiantandosi con una bella culata nella realtà, quella dove le cambiali vanno rispettate. La promessa a Cosentini doveva essere mantenuta, altrimenti Dipasquale si sarebbe ritrovato senza la forza dei suoi fedelissimi e in compagnia dei suoi molteplici inganni, in uno spazio sconosciuto e ostile – il centrosinistra – che lo ha accolto solo perché Crocetta ha raccattato di tutto nell’isola per giungere al traguardo della vittoria e si è impuntato per inserire l’ex sindaco che sbavava per raggiungere la poltrona da deputato. E’ superfluo ricordare la cronaca di queste ultime settimane con Dipasquale che fugge dal gruppo di Territorio, abbandona Andò, si accuccia con Megafono, si becca i rimproveri del Presidente, è sotto osservazione dal nuovo gruppo della lista Crocetta, insomma agisce in piena sintonia con la sua indole. Il patto con Cosentini è la conferma che l’antica alleanza fra i due è prevalente e trascende dalle necessità contingenti – l’invenzione di Territorio, il ricollocamento a sinistra -; è un patto che li lega in modo indissolubile, è quella colla cuffarianberlusconiana che ha ridotto Ragusa allo stremo, con l’acqua avvelenata, gli indigenti usati e gettati, i servizi pubblici più importanti nelle mani di compari utili per infilare in ditte e cooperative i raccomandati della cricca al potere, i costruttori sempre soddisfatti nell’ottusa brama di devastazione, per non parlare dei sei anni di prepotenza e ignoranza divenuti stili di condotta a supporto delle già fragili inclinazioni e aspirazioni di una piccola città come Ragusa. Non serve continuare, sappiamo cosa hanno fatto. Ed è appunto il riproporsi come artefici di questa storia – la presentazione della candidatura di Cosentini parla di continuità con la nefasta amministrazione – che marca il confine. La destra, ovvero Cosentini, – l’indigenismo di Territorio è una robaccia che è servita solo per affrancarsi dal Pdl, e allora chiamiamo le cose con il loro autentico nome, la destra – dovrà spartirsi l’elettorato di Dipasquale, molto intaccato e residuale (4000 voti su Ragusa erano la quota minima, e questo ha ottenuto) con gli altri tre – Migliore, Barone, e Mallia – oppure due se Pdl e Pid si accorderanno magari attraverso le primarie. Sono tanti, sono in tre nello stesso bacino elettorale. Cosa deve fare la sinistra? Un programma unico, contemporaneo, alternativo al vecchio e al marcio che abbiamo subìto, e soprattutto aggregante e che contempli tutte le anime: i socialdemocratici, i comunisti, i socialisti, i moralisti indignati, gli ambientalisti. Serve il Pd, la Città, Rivoluzione Civile, Sel, tutti. E’ fattibile, non è un sogno. Si dirà: il Pd è spaccato. Sì è vero. C’è Gianni Battaglia che ingrassa a furia di masticare rancore, e quindi ci appelliamo al suo istinto di conservazione invocando l’urgenza di una dieta, altrimenti si spegnerà di rabbia e non lo desideriamo. C’è Calabrese a cui va l’onore di essersi caricato il coraggio e la grinta dell’opposizione, che vuol fare il sindaco? Ed allora dobbiamo fargli capire che chi tesserà bene la tela sarà riconosciuto con sincerità come il rappresentante da offrire all’elettorato. C’è Giorgio Chessari che sdegna i viventi e si rifugia nel salotto delle mummie? Lo metteremo in mezzo tutto fasciato, protetto da polvere e saggezza, e sarà un sostegno. C’è la Città che vuole il certificato di purezza? E’ una giusta pretesa, occorrerà che diventi una linea dirimente. C’è Giovanni Iacono che sfugge, si fa vedere in giro con Ciccio Barone, e si trincera dietro Partecipiamo? Abbiamo bisogno del suo moralismo, è una esigenza fondante. E poi ci sono i veri socialisti che non potranno riconoscersi con la Migliore a cui va dato il premio del protagonismo per la loro sublime idealità. C’è la forza straordinaria di Megafono – che a livello provinciale è in conflitto con Dipasquale – che è da sfruttare per la novità e la capacità di attrazione. Quanto si può lavorare in questi mesi per salvare Ragusa e ritrovarsi a pensare con verità, pulizia, amore verso il prossimo e verso il bene comune! Anche con i grillini, che molto probabilmente arriveranno al ballottaggio, bisogna tentare di stilare una piattaforma comune con in primo piano l’ambiente e l’innovazione tecnologica, pur avendo la consapevolezza che avranno il diktat di andare da soli (già si fa il nome per il candidato sindaco, un giovane ingegnere, Piccitto) e si deve dialogare con loro. Credetemi non è la lezioncina di una compagna priva di realismo; è la nuova sinistra che si deve imporre, dopo il grigiore di questi anni ai limiti della democrazia, per una Ragusa giusta.
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