Il Club Alpino Italiano di Ragusa continua l’intensa attività escursionistica, con cadenza settimanale, in zone sempre nuove di particolare interesse naturalistico e paesaggistico; infatti, domenica prossima 24 febbraio la meta è il Bosco di Santo Pietro con un itinerario nella parte sud della Riserva, in genere quasi sconosciuta agli escursionisti. La camminata in programma si sviluppa su strade sterrate all’interno dell’area forestale e su sentieri non tracciati, ha una lunghezza di 18 chilometri con un tracciato ad anello e un dislivello di circa 300metri, quindi è adatta a escursionisti che hanno una buona preparazione fisica, essendo il tempo di percorrenza di circa 7 ore. La partenza è prevista alle 9,30 del mattino dal Borgo di Santo Pietro e si prosegue in direzione della cava Busacca, dove persiste una fitta vegetazione mediterranea; il trekking continua verso il Poggio Cipona, dopo avere abbandonato la macchia e affrontato una salita impegnativa, lungo la quale si trova una prima sorgente. Il gruppo continua il suo itinerario verso il Poggio Bianche dove si trova una seconda sorgente e dove ci si ferma per una pausa. Gli escursionisti proseguono verso il torrente Ficuzza, fino a raggiungere la Cava Cannizzolo, per risalire successivamente verso l’altopiano Vaccarizzo e infine rientrare al Borgo. Il bosco in esame è una Riserva Naturale con un’estensione di 2200 ettari coperta prevalentemente da piante rare o di particolare interesse naturalistico, come le querce da sughero, alcune di dimensioni monumentali, assieme a lecci, querce spinose, carrubi, pioppi, eucalipti, pini d’Aleppo, olmi, mirti, olivi, corbezzoli, lentischi. Il sottobosco caratterizzato da numerose essenze, da piante officinali e da erbe spontanee commestibili; da evidenziare che è molto ricca la presenza micologica nel sottobosco anche durante la stagione invernale. Il bosco di Santo Pietro ha una sua peculiarità data dalle condizioni climatiche e dal suolo tipico delle zone subtropicali. Oggi esistono numerose tracce dell’antropizzazione nella Riserva nei tempi passati, quando l’economia si basava sopratutto sullo sfruttamento della legna e del sughero; lungo i numerosi sentieri che collegano le varie aree della Riserva si incontrano vecchi casolari e antichi mulini.