Lo scontro è forte tra l’ex consigliere provinciale Enzo Pelligra fondatore dell’associazione Pensare Ibleo e il commissario della Provincia Giovanni Scarso sul progetto comunitario denominato Viaggio negli iblei che non piace a molti e che, invece, dall’ente di viale del Fante viene considerato un esempio di procedura trasparente. Ribatte Pelligra all’accusa di Scarso che definiva le critiche un tentativo subdolo e maldestro per screditare l’operato della Provincia: “Mi sembra che, in viale del Fante, è il capo dell’ente, nominato da un organo superiore e non eletto dai cittadini, che continua a volere fare finta di non capire. Non c’è peggiore sordo di chi non vuol sentire. Siccome – prosegue Pelligra – le polemiche non mi appassionano, dico, fuori dai denti, ciò che penso. Nessuno ha mai messo in dubbio la regolarità delle procedure. Abbiamo solo evidenziato – continua Enzo Pelligra – che su un bando di 720mila euro, quasi la metà, vale a dire trecentomila euro, sono orientati alla ricerca di quella che, con una parola da Prima Repubblica, definiremmo clientela. Se poi il capo dell’ente provinciale non si scandalizza per l’entità delle spese, permeandole di codici, cavilli e autorizzazioni burocratiche, non possiamo farci niente. Noi, invece, – scrive Pelligra dell’associazione Pensare Ibleo – ci scandalizziamo, eccome. Andatelo a dire ad un padre di famiglia che, di questi tempi, non sa come fare per riuscire a sbarcare il lunario, se sia una cosa opportuna o meno impiegare quindicimila euro per comprare carpette e carpettine o altro materiale di cancelleria oppure spendere una pari somma per banchetti e bouffet. E’ una cosa fastidiosissima. Questo progetto può averlo approvato anche il Parlamento europeo, ma non è con gli sprechi che si valorizza il nostro territorio sul piano prettamente turistico. Peccato, dice Pelligra – mi sarei atteso da Scarso una maggiore disponibilità al dialogo”. Immediata la reazione di Giovanni Scarso che annuncia di avere trasmesso le note di Pelligra all’ufficio avvocatura dell’ente per verificare se esistono profili di rilevanza penale. Scarso poi aggiunge: “Le clientele non appartengono a questa gestione commissariale”.
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