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17/05/2013 -

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GUARASCIO – 10 MILA

GUARASCIO Giovanni“Guasto è il mondo, preda di mali che si susseguono, dove la ricchezza si accumula e gli uomini vanno in rovina”. Questa frase, di uno scrittore inglese del 700, ci dice della opulenza privata e dello squallore pubblico che ci stanno uccidendo. Sino a ieri era solo quel termine timido “crisi” che offre comunque la possibilità di un rimedio o di un ritorno a uno stato precedente; oggi la nostra coscienza ci detta finalmente il bisogno di usare parole sincere. E’ la diseguaglianza sociale quel che affiora dopo tanti decenni di libertà. Eravamo esseri economici con riferimenti umani minimi riguardo l’altruismo e lo scopo collettivo, ora tutto è esploso, anche il signor Guarascio di Vittoria che, con la mente in fiamme per aver perso tutto, ha dato fuoco all’ingiustizia. E’ la banca del paese, quella che conserva ancora la dicitura “agricola” – in ricordo di un territorio in corsa verso l’illusione di una ricchezza pacificante e duratura dove il padrone e il massaro convivevano in armonia – che ha tolto la casa a Guarascio. La banca agricola popolare, il simbolo del modello Ragusa, della provincia effervescente, laboriosa e così poco siciliana, è l’altra protagonista di questa storia, e anche se per alcuni giorni il gesto disperato sembrava perdersi e confondersi nell’altrettanto generico titolo “dramma della disoccupazione” che fa il paio per indeterminatezza con “crisi” ci sono state le parole asciutte e limpide del figlio di Guarascio che con la piattezza del dolore ha detto che c’è gente che lucra di questi tempi, e così lo spettro senza nome del capitalismo che non guarda in faccia nessuno è subito apparso. La banca agricola (la stessa in cui qualche giorno addietro un signore voleva picchiare i massimi dirigenti) con questa sua procedura effettuata sul cliente insolvente Guarascio, procedura normale senz’altro perfetta e incontestabile, talmente ineccepibile da rendere la banca estranea e incontaminabile da ogni tipo di conseguenza – in questo caso il rogo di un uomo – è però entrata in un conflitto che è di classe e di sistema. Anche la florida provincia iblea deve iniziare a pensare a cambiare la nostra civiltà perché di economicismo si muore. Dobbiamo riuscire ad immaginare una società diversa, un assetto diverso che vada a vantaggio di tutti; ora lo sappiamo, perché lo stiamo vivendo, che il capitalismo non può sopravvivere a lungo nutrendosi di comportamenti cinici. La banca agricola non ha diramato alcuna nota su questa vicenda. Che parole dovrebbe usare, di rammarico, di solidarierà, di sorpresa, di stupore, di innocenza? La mancanza di parole non è imbarazzo, è una posizione. Il linguaggio di noi uomini e donne di questa epoca guasta e ingiusta è diverso dalle loro regole, dalle loro “scelte difficili”. Una banca deve tenere conto dei suoi dividendi e della sua contabilità. Il sistema è perfetto. Guarascio per loro è solo un – 10 mila, per noi invece è l’occasione per dedicarci a pietosa solidarietà alle famiglie colpite. Le fiamme che hanno avvolto Guarascio, però, parlano un’altra lingua: fino a quando resisteremo nella condizione in cui ci troviamo?

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