La matrigna di Biancaneve impazziva quando interrogava lo specchio delle sue brame per sapere chi era la più bella del reame. Immediata la risposta, immediata la presa di coscienza e il conseguente inasprimento della malvagità. Non ha imparato granchè Giovanni Cosentini da questa favola, è rimasto in uno stato di confusa fanciullezza, non vuole prendere consapevolezza del proprio stato. Immaginiamo la sua prima notte dopo il voto, solo, al buio, a chiedersi con ritmo ossessivo ed inconcludente: “sono io che non piaccio o è Nello Dipasquale ca mi futtìu? “. E’ un dubbio lacerante che fa oscillare il candidato sindaco tra la disistima e l’amarezza per il tradimento, senza via d’uscita. Ha preso, Cosentini, 7473 voti in meno delle sue liste. Il primo turno è stato un referendum anti Cosentini; infatti tutti gli altri candidati sono andati ad un passo dal ballottaggio e solo una manciata di voti ha stabilito che dovesse essere Federico Piccitto il rappresentante della protesta – non quella grillina che fa storcere il naso a molti che ancora sperano in un ravvedimento costruttivo dell’attuale classe dirigente – ma quella massiva, popolare, che attraversa l’intera città. Lo sapeva Dipasquale che Cosentini non “penetrava” nell’elettorato? Come no! Lo sapeva eccome, ammetterlo, però, sarebbe equivalso a una dichiarazione di colpevolezza. Non difendere Cosentini, non avere alcun “erede” all’altezza, – gli altri due a cui aveva promesso lo scettro erano Barone e Sonia Migliore – avrebbe svelato la perniciosità dei sette anni di governo che hanno mortificato i sentimenti sociali dei ragusani rendendo grande solo l’ex sindaco, qualche costruttore, qualche ditta, qualche fortunato servitore, e lasciando poi un vuoto assoluto. Il tempismo di Nello Dipasquale nel tagliare la corda, rifugiarsi sotto Crocetta, sistemarsi a Palermo, e lasciare il povero Cosentini prigioniero dell’incantamento, è stato veramente mirabile. Un colpo da maestro, da fare invidia a Clooney in Ocean eleven. Vabbè, Cosentini è rimasto con tanto di naso, ma Calabrese che era “tantu spertu” come ci è cascato? Almeno Cosentini nell’atroce dubbio mantiene una certa eleganza, mentre Calabrese è inselvaggito. La seconda parte dell’amletico dubbio che si pone Cosentini ossia “ma che fa mi futtìu, Dipasquale?” per Calabrese in pochi istanti, dopo il risultato, è divenuto certezza. E più si sente fottuto – soprattutto da se stesso che come un allocco ci è caduto – più si infuria. In tutta la Sicilia, persino a Messina, covo storico di fascisti, vince il Pd, ma quando è Pd o similari, no il pacco preparato dall’onorevole! Poteva vincere da protagonista, Calabrese, e ora rischia di perdere da comprimario. E con chi se la prende il segretario del Pd? Anche qui reazioni fanciullesce, più si ha torto e più ci si incaponisce, trattenendo lacrime di rabbia e sentendo le braccia e le gambe pronte a scalpitare. Se la prende con i compagni di partito che avevano votato contro l’accordo e che guarda caso sono stati i più votati, Giorgio Massari e Mario D’Asta, accusati di non aver fatto votare Cosentini. La sera del risultato – Via Natalelli angolo Via Roma primo piano, Pd, – le “voci” si sentivano dal ponte. Calabrese con giacchetta blu su fasciatissimo pantalone a righe da Grande Gatsby, si è scaraventato su Massari accusandolo di indegnità di ogni genere e solo per un soffio non si è arrivati alle mani. Roba degna dei migliori anni “preonorevolato” di Nello Dipasquale che non ha mai temuto di attaccare briga, addirittura vantandosene. Povero Calabrese, sarà costretto, dalla rabbia, a divenire più realista del re, e con un groppo in gola griderà che Cosentini è il migliore. Povero Calabrese, quante conseguenze per le cattive frequentazioni!