L’abbattimento delle barriere architettoniche come priorità. Una protesta simbolica, quella organizzata dal comitato “Ragusa contro le barriere”, nell’area esterna al parcheggio multipiano di piazza Poste, a Ragusa, per denunciare la presenza di ostacoli insormontabili per i diversamente abili. Troppe le barriere architettoniche, con i marciapiedi esterni all’area di sosta, inaccessibili. “La finalità della passeggiata in carrozzina – spiega Nello Veloce, componente del comitato “Ragusa contro le barriere” – è quella di verificare come, ancora una volta, nella nostra ridente città si facciano investimenti per garantire costantemente la discriminazione delle persone con disabilità. Il nostro Paese è sicuramente il più florido in merito alla normativa tecnica sull’abbattimento delle barriere architettoniche e – continua Veloce -, nonostante l’obbligo per le previsioni progettuali e realizzative di nuove strutture, specie in pubbliche vie o piazze, della dovuta accessibilità, ancora una volta, malgrado i nostri sforzi, assistiamo alla realizzazione di opere per le quali si evidenzia la mancata applicazione della normativa di settore. Sicuramente la progettualità pubblica e molto spesso quella privata – aggiunge Veloce – peccano di una superficialità tale che permette ancora oggi la realizzazione di strade e marciapiedi di nuova fattura, tali da garantire il perpetrare della discriminazione dei disabili. Con questo gesto simbolico e sicuramente di poco impatto mediatico, abbiamo semplicemente voluto evidenziare il tutto. Mettendolo come premessa per gli atti successivi che questo Comitato intende portare avanti, che andranno dalla comunicazione agli ordini e collegi professionali del nostro intendimento di vigilare sulla applicazione della normativa – aggiunge il portavoce del comitato “Ragusa contro le barriere” – fino a giungere, alla richiesta di applicazione delle sanzioni previste dalla legge proprio per la classe dei progettisti e direttori dei lavori, oltre a manifestare la nostra volontà di rivolgerci alla magistratura per fare valere i nostri diritti e chiedere non solo il ripristino in danno, ma anche, ove fosse necessario – continua Veloce -, la chiusura delle attività discriminanti così come prevede la legge (articolo 23 legge 104 del 92), chiedendo anche il risarcimento morale da reinvestire in abbattimento delle barriere architettoniche”.