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19/06/2013 -

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RAGUSA, BARRIERE ARCHITETTONICHE NEL PARCHEGGIO DI PIAZZA POSTE, LA PROTESTA DEI DIVERSAMENTE ABILI

YASHICA Digital CameraL’abbattimento delle barriere architettoniche come priorità. Una protesta simbolica, quella organizzata dal comitato “Ragusa contro le barriere”, nell’area esterna al parcheggio multipiano di piazza Poste, a Ragusa, per denunciare la presenza di ostacoli insormontabili per i diversamente abili. Troppe le barriere architettoniche, con i marciapiedi esterni all’area di sosta, inaccessibili. “La finalità della passeggiata in carrozzina – spiega Nello Veloce, componente del comitato “Ragusa contro le barriere” – è quella di verificare come, ancora una volta, nella nostra ridente città si facciano investimenti per garantire costantemente la discriminazione delle persone con disabilità. Il nostro Paese è sicuramente il più florido in merito alla normativa tecnica sull’abbattimento delle barriere architettoniche e – continua Veloce -, nonostante l’obbligo per le previsioni progettuali e realizzative di nuove strutture, specie in pubbliche vie o piazze, della dovuta accessibilità, ancora una volta, malgrado i nostri sforzi, assistiamo alla realizzazione di opere per le quali si evidenzia la mancata applicazione della normativa di settore. Sicuramente la progettualità pubblica e molto spesso quella privata – aggiunge Veloce – peccano di una superficialità tale che permette ancora oggi la realizzazione di strade e marciapiedi di nuova fattura, tali da garantire il perpetrare della discriminazione dei disabili. Con questo gesto simbolico e sicuramente di poco impatto mediatico, abbiamo semplicemente voluto evidenziare il tutto. Mettendolo come premessa per gli atti successivi che questo Comitato intende portare avanti, che andranno dalla comunicazione agli ordini e collegi professionali del nostro intendimento di vigilare sulla applicazione della normativa – aggiunge il portavoce del comitato “Ragusa contro le barriere” – fino a giungere, alla richiesta di applicazione delle sanzioni previste dalla legge proprio per la classe dei progettisti e direttori dei lavori, oltre a manifestare la nostra volontà di rivolgerci alla magistratura per fare valere i nostri diritti e chiedere non solo il ripristino in danno, ma anche, ove fosse necessario – continua Veloce -, la chiusura delle attività discriminanti così come prevede la legge (articolo 23 legge 104 del 92), chiedendo anche il risarcimento morale da reinvestire in abbattimento delle barriere architettoniche”.

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