La salma del loro congiunto, trucidato il 10 luglio del 1943, non è stata mai ritrovata. Sepolta, probabilmente, in uno dei campi disseminati accanto ai fortini di contrada Camemi, al posto di blocco “452”, lungo la provinciale Ragusa-mare, nell’intersezione con la vecchia strada per Scicli. L’associazione Lamba Doria ha voluto ricordare il sacrificio di Giuseppe Rinaldi e di tutti i caduti italiani durante lo sbarco alleato in Sicilia. “Una pagina dolorosa della Seconda Guerra Mondiale che abbiamo voluto ricordare con una cerimonia semplice ma densa di significati – spiega Salvo Marino, componente dell’associazione Lamba Doria – grazie alla fattiva collaborazione della famiglia Cascone, dell’agriturismo la Masseria, il posto di blocco verrà ricordato a futura memoria con una lapide commemorativa con la foto del soldato Rinaldi, vittima del fuoco nemico. Le armi di cui disponevano i soldati italiani in quella postazione erano due mitragliatrici, un pezzo anticarro e alcuni moschetti, residuati bellici della Prima Guerra mondiale. Ben poco, in quelle condizioni, avrebbero potuto fare contro i carri armati americani. Non si diedero alla fuga, i soldati italiani, ma ebbero il coraggio di affrontare il fuoco nemico”. Per dare man forte al posto di blocco il colonnello Primaverile inviò alcuni rinforzi. Nella prime ore del l0 luglio 1943 due armate alleate, la VIII britannica e la VII americana, iniziarono l’invasione della Sicilia che, dopo trentotto giorni, si concluderà con l’occupazione da parte del 3° reggimento (7a divisione) del tenente colonnello Ben Barrel della città di Messina. Le forze britanniche comandate dal Generale Sir. Bernard Law Montgomery sarebbero sbarcate nella cuspide sud orientale dell’isola, quelle americane comandate dal Gen. George Patton avrebbero messo piede in Sicilia su tre direzioni: Licata, Gela e Scoglitti. “Per anni abbiamo cercato invano notizie di nostro padre – aggiunge Filippo Rinaldi, figlio del soldato ucciso al posto di blocco “452” -. Nessuno, da parte del Ministero, ci ha fornito una dettagliata documentazione su quello che era realmente accaduto in quei tragici giorni del luglio del 1943. Due anni fa, grazie alla ricerce di Salvo Marino, e alle testimonianze di tanti anziani, siamo riusciti a ricostruire la storia di nostro padre, trucidato al posto di blocco”, conclude Filippo Rinaldi.