Non c’è solo la semplice voglia di sdoganare un termine che i più cercano di non nominare, cioè “vagina”, ma c’è soprattutto l’intento di raccontare tante vicende che accadono intorno alla figura femminile, belle e brutte. Così “I monologhi della vagina” andati in scena al Teatro Xenia di Marsa Siclà a Sampieri, per la chiusura della stagione teatrale “La giara e il gelsomino” diretta dall’attore e regista Carlo Cartier. Proprio lo spettacolo, che ha visto il suo terzo sold out, vede la firma dello stesso Cartier per la regia. Tutto si gioca sulla vagina. E’ allegra, è triste, è disinibita, timida, esuberante, schiva, vanitosa, passionale, violata. Simbolo della femminilità e dell’universo femminile, raccontare la vagina significa raccontare la donna, le donne. Ma cosa sono “I monologhi della vagina”? Le interviste, le storie raccolte da Eve Ensler, interpretate per l’occasione da 15 donne, attrici non professioniste, 15 donne diverse tra loro, specializzate nei campi più disparati, dal medico alla stilista, dalla cantante all’imprenditrice, impegnate nella società. Con grande energia hanno raccontato al pubblico la realtà da un altro punto di vista, quello della vagina appunto, sdoganando i perbenismi che talvolta impediscono di pronunciarne già solo il nome senza imbarazzo. Lo hanno fatto con eleganza e passione, arrivando a momenti di grande tensione emotiva, con toccanti vicende che ridavano poi il passo all’ironia, in un continuo passaggio di emozioni contrastanti. Monologhi che diventano un racconto corale. Protagoniste sul palco Antonella Di Rosolini, Carmela Giannì, Carmen Attardi, Cecilia Pitino, Cettina Rizza, Elisa Giglio, Itria Schembari, Loredana Roccasalva, Marcella Burderi, Maria Paola Vagelli, Marisa Bellaera, Ornella Fratantonio, Paola Careno, Sonia Ciaceri, Teresa Floridia. A dare il tempo alle vicende e alle battute le musiche dal vivo di Gianluca Abbate, che ha scandito lo spettacolo consentendo un ulteriore coinvolgimento del pubblico. Tanti gli spunti di riflessione per più voci che raccontano ad esempio la prima volta che da bambine si “scoprono” le mestruazioni, o l’assurda storia di un tribunale che condanna una donna definita strega per il suo “strano terzo capezzolo”, il clitoride. Non mancano i momenti più leggeri, con la vagina che tiene in pugno i signori uomini, ma c’è grande commozione anche tra il pubblico quando si raccontano gli stupri alle donne, la piaga del femminicidio che è purtroppo presente anche in Italia, fino poi a raccontare l’orrore dell’infibulazione. Lo spettacolo si conclude ricordando che questa “innominabile” vagina è il tunnel della vita. Lo spettacolo era stato messo su a sostegno della campagna “A partire dalle donne” voluto dall’Avis.