Una tragedia che ha scosso il Paese. Su tutte le copertine dei quotidiani nazionali la foto di quei tredici corpi distesi l’uno accanto all’altro. Tutti giovani fuggiti dal loro Paese in cerca di un futuro migliore, ma che a Sampieri hanno trovato la morte. Anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, “ha appreso con profonda commozione la notizia del tragico bilancio dell’ennesimo episodio di tratta di esseri umani davanti al litorale ragusano e ha chiesto al Prefetto di Ragusa di rappresentare i suoi sentimenti di apprezzamento e di gratitudine a quanti si sono distinti nelle operazioni di soccorso”. Così si legge sul sito del Colle. In tutto sono sbarcate circa 160 persone. Tra loro venti bambini e una donna incinta. Otto persone sono ricoverate negli ospedali di Ragusa, Modica, Vittoria e Catania; una in prognosi riservata. Le loro condizioni stanno migliorando. La tragedia nella tragedia. Un immigrato che tentava di fuggire è stato investito da un’auto pirata: è gravissimo. Sette persone sono state fermate come presunti scafisti. Si tratta di sette siriani, ritenuti componenti dell’equipaggio. In un primo momento erano state fermate altre due persone, ma gli altri immigrati non li hanno riconosciuti come scafisti. Ai sette fermati è stato contestato il reato di morte a seguito dell’evento criminoso perché,allo stato delle indagini, manca la prova che le vittime siano state costrette a gettarsi in mare dagli scafisti. Alcune vittime sono già state identificate perchè in possesso dei documenti di riconoscimento. Tre erano in possesso di documenti, mentre altri due sono stati riconosciuti da familiari, un fratello e un cugino, che erano in viaggio con loro. Intanto sono riprese in mare, con motovedette di carabinieri e della guardia costiera, ricerche per eventuali altri dispersi. Agghiacciante il racconto di una delle vittime, un eritreo di 23 anni “Per il viaggio siamo partiti dalle coste della Libia. Abbiamo pagato tra i 300 e i mille euro. Ci avevano detto di arrivare sulle coste di Sampieri perchè cosi’ non saremmo stati identificati e avremmo potuto continuare il nostro viaggio la cui meta finale non e’ l’Italia. Siamo arrivati nella prima mattinata e il nostro barcone si e’ arenato, ma non pensavamo che l’acqua fosse cosi’ profonda. Il mare era agitatissimo. Ci siamo buttati in acqua e abbiamo cercato di arrivare alla costa che vedevamo vicino, ma l’acqua era troppo profonda. Purtroppo molti nostri fratelli non ce l’hanno fatta. Noi vorremmo soltanto essere aiutati”. Per farli scendere dall’imbarcazione, gli scafisti li avrebbero presi a cinghiate con le cinture. I sindaci di Scicli e Modica hanno dichiarato, per oggi, il lutto cittadino. Questa sera una preghiera dinanzi la chiesa madre di Scicli, un momento di raccoglimento e di riflessione. Il sindaco di Scicli Franco Susino accusa: “Invece di litigare, il governo nazionale affronti questi problemi”.