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10/11/2013 -

Cultura e Spettacolo/

IL PATRIMONIO UNESCO AL CENTRO DI UN CONVEGNO

San Giorgio 2013 il simulacro con Ibla sull sfondoLe convenzioni Unesco sul patrimonio tra tradizione e invenzione, identità e diversità culturale, nuove definizioni e vecchi paradossi. Se ne è parlato sabato a Ragusa Ibla, in un interessante convegno dal titolo “Patrimonio mondiale, identità locali. Storia, patrimonio, diversità culturale nei documenti Unesco (1972 – 2005)”, organizzato dalla Cattedra di Storia contemporanea della Struttura didattica speciale di Ragusa – Università di Catania, nell’Auditorium Santa Teresa. Il convegno, che si proponeva di avviare un confronto multidisciplinare sui processi storici di patrimonializzazione innescati all’inizio degli anni Settanta dalla Convenzione sul Patrimonio dell’Umanità, è servito tra l’altro ad analizzare i processi locali di tutela, valorizzazione e salvaguardia dei siti Unesco. In apertura, il sindaco di Ragusa Federico Piccitto, nel portare il saluto dell’Amministrazione comunale ai presenti, ha sottolineato come ad Ibla si sia investito tanto nel restauro degli immobili e poco nella loro gestione: “la sfida che oggi ci si presenta è quella di rendere fruibili palazzi e monumenti”. Dopo il “benvenuto” del vicepresidente della Struttura didattica speciale di Ragusa Giuseppe Traina, i lavori del convegno sono entrati nel vivo con le relazioni di Gabor Sonkoly, Gino Satta. Sonkoly, storico, direttore del Dipartimento di Storiografia europea e scienze sociali all’Eotvos Loránd University (ELTE) di Budapest (Ungheria), nel suo intervento su “The Historic Urban Landscape, between Modernism and Presentism” ha esaminato il concetto di Historic Urban Landscape (HUL), recentemente introdotto nel linguaggio Unesco e che prende in esame ai fini della tutela e conservazione sia il patrimonio tangibile (“built and natural heritage”) sia quello immateriale (“social and cultural heritage”), evidenziandone limiti e potenzialità. Satta, docente di Antropologia economica nell’Università di Modena e Reggio Emilia e curatore dell’ultimo numero della rivista “Parolechiave”, dedicata al Patrimonio culturale, nella sua relazione dal titolo “Intangible Cultural Heritage: a postcolonial shift in Unesco’s policies”, ha esaminato le origini del concetto di patrimonio culturale immateriale, rintracciandole nelle istanze partecipative dei Paesi africani, asiatici e latino-americani. Nel pomeriggio, Sabina Fontana, docente di Linguistica generale dell’Università di Catania, in un intervento su “Paradigma del multiculturalismo e diversità linguistica: problemi e opportunità” ha posto il problema della tutela e salvaguardia delle lingue, rivendicando una dignità pari a quella di altre espressioni sociali e culturali che l’Unesco tutela. Santo Burgio, docente di Storia del pensiero filosofico (Università di Catania), nella relazione “Storie di negoziati. Tradizionale, popolare, locale” ha applicato il concetto di negoziazione alla tutela e valorizzazione del patrimonio, esaminando il caso di Scicli dove a una tutela di alto profilo corrispondono le incerte retoriche della promozione, che tendono a eclissare la bellezza estetica e il valore storico artistico per sottolineare il clichè del “buen retiro”. Giorgio Flaccavento, storico locale e componente del Laboratorio Insieme in città (Ragusa), nel suo intervento ha ricostruito la genesi di una candidatura, ricordando i processi politici, culturali e sociali che portarono alla nascita del sito Unesco “Città tardo-barocche del Val di Noto”. Al termine della tavola rotonda che ha visto la partecipazione dei docenti Gino Satta e Salvo Torre e dei rappresentanti di club Unesco di Ragusa, Modica e Scicli, Melania Nucifora, docente di Storia contemporanea dell’Università di Catania e coordinatrice del convegno, ha tirato le conclusioni, fornendo importanti spunti di riflessione. “Dal convegno è emerso un profondo disagio del mondo scientifico – ha detto la studiosa – di fronte alla difficile codificazione di nozioni (identità, diversità culturale, autenticità…) costruite intorno al tema sempre più centrale a scala globale del patrimonio culturale, sul quale, però, al di là del senso comune – ha detto la Lucifora – ancora permangono ambiguità e divergenze disciplinari. ma sopratutto è emersa con chiarezza la problematicità e complessità di un concetto, come quello di patrimonializzazione, solo apparentemente pacifico e che invece è da sempre oggetto di negoziazioni, strumentalizzazioni ideologiche e azioni politiche”.

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