Perché i Ragusani hanno scelto un giovane movimentista come Federico Piccitto per guidare Ragusa? Solo per protesta contro la bancarotta materiale e morale ormai palpabile e odorabile in tutta la città, o c’era la ricerca di un cambiamento radicale globale? La domanda va oltre il nostro territorio, abbraccia il mondo, e ci porta – finalmente – a riflettere come comunità disperata di un Paese che si sta autodistruggendo, abbandonando l’illusione, le baggianate e la retorica dell’appartenenza ad una isola economica impregnata di benessere e conseguente felicità. I grillini che abbiamo scelto di piazzare al posto di comando rispecchiano il nostro desiderio di cambiamento che è ancora contradditorio: non sappiamo se credere ad una svolta riformista – una prospettiva liberale dove i problemi possono essere risolti ad uno ad uno – oppure costruire nuove forme di democrazia per una società che non rovescia il capitalismo ma che punta su logiche che lo superano. E’ questa la battaglia in corso, e per una volta il cittadino e il governante – noi ed i grillini – ci troviamo negli stessi affanni perché – e non è cosa da poco – non c’è più la contrapposizione netta ed odiosa tra la normalità del cittadino e gli eccessi della classe politica, la sbruffoneria, l’ignoranza, l’arroganza, l’ambizione smodata, la droga del potere e dell’arricchimento; non c’è più, insomma, il noi ed i politici – per fortuna spazzati via o accomodati altrove. C’è stata la novità, la stipula collettiva di una assicurazione sulla vita: abbiamo messo i nostri ragazzi dentro il Palazzo. Questo passo rivoluzionario da noi compiuto si lega casualmente ai principi della buona governance: rapidità, efficacia, competenza. Il sindaco Piccitto, forse per la sua formazione ingegneristica americana, è portatore di queste capacità manageriale, e sta affrontando il disastro che ha trovato – casse prosciugate e debiti – ispirandosi a quei valori di efficienza e al principio costituzionale che chi possiede paga. L’attacco al sindaco è concentrico, va dal Pdl che storicamente odia le tasse e deve difendere la cattiva gestione degli anni passati, all’oscillante Pd che non avendo una linea politica su nulla almeno prova a distinguersi dal pericolo grillino dimenticando di avere appoggiato prima Monti ed ora Letta in nome del risanamento delle finanze, questione di sopravvivenza a Roma ma, chissà perché, robetta da niente qui a Ragusa. L’aumento delle tasse sulla seconda casa è una doccia fredda doverosa, significa costringere l’ubriaco a mettere la testa sotto il rubinetto per riprendere i sensi. Siamo stati stolti e ubriachi, adesso dobbiamo deciderci se considerare la seconda casa un bene primario o un lusso. Ogni euro in più da sborsare è un dramma ed una fatica, però è giusto – se prendiamo per buone le teorie socialdemocratiche e liberali di uno Stato efficiente teso a ritrovare se stesso – contribuire con grande sacrificio al risanamento della Nazione. La via riformista non ci piace? Allora abbattiamo le nostre case e facciamone degli orti, oppure cediamole ai poveri, agli immigrati, agli emarginati, alle comunità come ci chiede la Chiesa, anche quella ragusana che ha già studiato dei buoni progetti di collettivizzazione del mattone. Passiamo ad un’altra questione dilaniante, i 500 mila euro decurtati alla legge su Ibla. Esisteva l’emergenza delle famiglie dei disabili? Era un dovere risolverlo? E’ un diritto la scuola per tutti? Se un governo come quello di Crocetta ti trova una soluzione, bisogna ritenere Federico Piccitto un pollo – come lo descrive quella volpe di Nello Dipasquale – perché ha accettato di aiutare decine di famiglie? Lo avete sentito Nello Dipasquale in aula all’Ars? Si è sperticato nell’elogio del bilancio, nel miracolo dell’esecutivo, non accenna alla violenza su Ibla anche se il taglio viene dalle fila del governatore. Qual è il metro della ingenuità, della maturità e della arguzia con cui i partiti giudicano i 5 stelle di Ragusa? E’ da volpe costruire in periferia, svuotare di senso il piano particolareggiato, proporre – è accaduto qualche settimana fa – una imprecisata pianificazione veloce e snella per aiutare chi vuole realizzare qualcosa di bello nei centri storici (c’è un costruttore lungimirante, si chiama Gianni Chiaramonte, che ha acquistato un intero quartiere e se la burocrazia fosse veloce farebbe scintille), ed è invece da ingenui dare una mano ai disabili? Quali sono i parametri della buona politica? E’ più nobile la difesa della legge su Ibla o la difesa delle madri che si sono incatenate alla Provincia? Trovare l’armonia tra universalismo e pragmatismo è difficile. Il sindaco di Pozzallo dopo i morti di Sampieri scrisse a tutta l’Italia per ricordare che l’accoglienza era cosa sacra; ora, vedendo che i migranti pisciano in strada e molestano le donne, forse pensa che Giorgio La Pira era troppo santo. E’ buona politica parlare di successo per l’accordo con Alitalia per il volo su Milano? Alitalia che è fallita nel contesto internazionale da noi è esempio di sviluppo del territorio? Siamo nella fase della decomposizione, arriva quando il prodotto è marcio. E’ vero, sentiamo che i rituali dei partiti sono improponibili e insopportabili, e sappiamo che ci sono due trappole da evitare: il falso radicalismo e il falso gradualismo. Cosa si pretendeva da Piccitto, la fantasia al potere? Doveva occupare i cinema chiusi del centro storico e i palazzi invenduti? Invece parte dalla legge e dalla Costituzione, è già una rivoluzione. Forse non riusciremo più a pagare le tasse anche se la legge lo impone e forse non avremo più un lavoro; non lo sappiamo, è tutto terribile ed incerto ed è saggio prepararsi al peggio. D’altronde abbiamo votato Piccitto consapevoli che il catastrofismo raccontato da Grillo era reale ed imminente. Su una cosa però non molliamo, ed è per questo che abbiamo scelto Federico Piccitto: non è segno di immaturità aspettarsi troppo dalla democrazia. Il Movimento 5 stelle, anche se caoticamente, pretende di più dalla nostra democrazia. Dove sfocerà questo credo non lo si sa, ma c’è una passione pulita in questi giovani. Abbiamo un sindaco preparato, tenace e garbato, uno che piange a dirotto affidando la città a Don Bosco commuovendosi parlando di onestà e di uguaglianza. Aggrapparsi a questo, per noi ragusani, nel tracollo, è una speranza di salvezza.
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