Si è riaperto in questi giorni il problema degli immigrati a partire da un episodio specifico e anche dal perdurante problema del sovraffollamento del centro di pronta accoglienza di Pozzallo. “Sembra importante, dice la Caritas – senza sottovalutare la gravità dei singoli episodi e la necessità che si trovino subito soluzioni per il peso grande che si trova a sostenere Pozzallo (mentre tocca a tutta l’Italia farsi carico di quanti arrivano nelle nostre coste!), evitare di generalizzare e di perdere di vista la realtà. Gli immigrati vengono da sofferenze immani, vogliono soprattutto andare negli altri Paesi europei (che ne stanno accogliendo di più di quanti ne accogliamo in Italia), la loro situazione spesso degenera perché restano per tempi indefiniti senza una prospettiva e perché, come tra di noi, – scrive la Caritas di Noto – ci sono alcuni (i pochi, anzi pochissimi in percentuale) che delinquono per tanti e complessi motivi. La vera sicurezza allora diventano tutte le misure sociali che mettono al centro la persona e la sua dignità sia nella pronta accoglienza sia nell’integrazione di quelli che restano tra di noi. Peraltro, come dimostrato dagli studi recenti, c’è perfino un interesse “egoistico”: gli immigrati servono sia per la tenuta demografica del Paese sia per il notevole contributo economico che danno. In ogni caso la storia non si può fermare. Allora, a partire dalla città che ha dato i natali a Giorgio La Pira, – scrive la Caritas di Noto – insieme a rafforzare il controllo del territorio e a rendere a misura di persona la pronta accoglienza, sarà importante un grande impegno per leggere quanto avviene con occhi attenti, con mente lucida, con cuore sensibile. L’immigrazione, comunque, fa parte ormai del nostro presente e caratterizzerà il nostro futuro. La Pira pensava per questo ai sentieri di Isaia, pensava cioè che l’incontro tra popoli e civiltà diverse, che da sempre caratterizza il Mediterraneo, possa accrescere la nostra umanità e la nostra convivenza grazie ai valori diversi che ogni popolo porta con sé. Occorre per questo dare loro voce, e scopriremo insieme alle loro sofferenze i loro sogni. Nei percorsi di accoglienza che abbiamo potuto attivare man mano, – scrive la Caritas di Noto – ci siamo inoltre accorti di come le situazioni si diversificano: se perdono la loro cultura, diventano pieni di risentimento e di diffidenza e rincorrono quel benessere facile che in Occidente è diventato un idolo; se restano legati alla loro cultura e si integrano socialmente, scopriamo i loro grandi valori e la loro grande fede. Dio vede il mondo come una grande famiglia in cui dobbiamo imparare nella convivialità delle differenze la bellezza della relazione e dell’incontro” – conclude la Caritas.
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