Due filoni d’indagine in merito al caso della vendita all’asta della casa del muratore Giovanni Guarascio. Il vittoriese era morto dopo essersi dato fuoco per impedire che la sua casa venisse venduta all’asta. Polizia e Guardia di Finanza, con il coordinamento della Procura, stanno lavorando per far luce su un presunto sistema deviato delle aste giudiziarie. Secondo quanto emerso dalle prime indagini, l’escamotage per “aggirare” il sistema era quello di fare andare deserte le prime due convocazioni. Solo alla terza convocazione, quando il valore dell’immobile veniva portato al sessanta per cento del valore reale, si procedeva all’acquisto. Secondo quanto rilevano gli inquirenti, l’immobile veniva acquistato da persone terze, dunque società immobiliari e joint venture, riconducibili ai quattro professionisti iblei coinvolti in questo sistema. Si sta cercando di appurare se la stessa abitazione venisse poi riproposta all’ormai ex proprietario, con una disponibilità di prestito contante, a tassi usurai, per pagare lo acquisto. I reati ipotizzati sarebbero quindi turbativa d’asta e usura. Dalle cinque perquisizioni finora eseguite nei confronti dei quattro professionisti coinvolti, sarebbero saltati fuori conti correnti in banche estere.
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