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14/12/2013 -

Politica/

IL TEMPO DI GIOVANNI SCARSO

scarso e gurrieriIl commissario straordinario della Camera di Commercio, Sebastiano Gurrieri, si è dimesso. Ha giocato d’anticipo avendo la certezza che a Palermo un deputato di Megafono aveva iniziato un pressing fortissimo sull’assessorato regionale attività produttive per porre fine alla sua esperienza. Troppo attivo, troppo protagonista, e magari troppo spendaccione – c’è chi narra di cifre vicine ai due milioni di euro investiti dalla Camera di Commercio in nove mesi – e questa sua esuberanza manifesta ha irritato chi, nel partito della tromba, è abituato a considerare Ragusa un proprio feudo. La reggenza di Gurrieri, però, è stata un placebo benefico per chi nella comunità si muove nel perimetro delle organizzazioni di categoria, delle istituzioni e delle varie caste, perché ha infuso, nel “sacro giro”, l’illusione consapevole dell’ultima botta di grandeur, alla faccia della morte economica che ci ha tutti presi. I commissari, si sa, sono una trovata della politica per fermare il tempo, per riprendere fiato, per accettare le novità, e così come alla Camera di Commercio dilaniata tra le cordate indipendenti e quelle ossequiose a Confindustria fu chiamato Gurrieri – a cui un grazie lo si doveva per aver portato acqua al mulino di Crocetta -, allo stesso modo ci ritroviamo l’avvocato Giovanni Scarso alla Provincia. Questo commissariamento di viale del Fante ha sfumature più contorte ed intimiste rispetto alla Camera di Commercio dove si imponeva una semplice interruzione di un match imbarazzante che segnava la fine della favola ragusana dell’effervescenza imprenditoriale indigena; alla Provincia infatti, non ci sono gruppi di potere contrapposti o rivalità di potere: c’è il nulla, la morte annunciata e sempre rimandata, lo Stato centrale paralizzato tra promessa, miseria e incapacità. Giovanni Scarso è stato chiamato, così come si fece ricorso al magistrato Santiapichi per tentare di trovare soluzione alla società Ato rifiuti, per trasmettere un messaggio rassicurante alle masse male amministrate: state tranquilli c’è un vecchio al comando. Insomma la gerontocrazia a garanzia di ogni potenziale furfanteria, una allisciata ai cittadini rabbiosi e confusi che rimpiangono il passato anche se i vegliardi di oggi sembrerebbero gli autori della disfatta in cui ci troviamo, e, comunque, almeno nella forma, l’operazione nostalgia fu resa plastica proprio al momento del rinnovo del commissariamento. Crocetta si rivolse al Prefetto per avere le giuste segnalazioni su chi nominare, e il Prefetto “telegrafò” che Scarso era persona per bene. Oscilliamo tra impeti rivoluzionari, rottamazioni, raccomandazioni prefettizie. Ognuno si scelga il modello che gli pare. L’avvocato Scarso così com’è, da commissario, da dirigente democristiano, da giudice onorario, va sempre bene, un posto nella nostra memoria è assicurato. Vi ricordate le gite al mare delle nostre famiglie? C’era il vecchio con la sedia: pancia grossa, canottiera a righe, calzoni tirati su fino ai polpacci, panama malandato in testa, fazzoletto, per aspergere il sudore, adagiato tra collo e petto. Era il solo che non temeva di giocherellare con quelle certe polpette di alghe che affollano la battigia, le raccattava ansimando leggermente e le tirava in acqua, e poi, da conoscitore dei misteri della natura, trovava per tutti la parola giusta. Sembra proprio quello, il nostro commissario settantottenne, il vecchio in gita. Cosa accadrà di lui? Come si barcamenerà Crocetta tra la celeste nostalgia e la legge? Sì, per la legge Giovanni Scarso non poteva e non potrebbe essere commissario di un ente come la Provincia: “Il commissario straordinario va scelto fra i funzionari direttivi in servizio presso l’assessorato regionale delle autonomie locali e della funzione pubblica che hanno svolto funzioni ispettive di vigilanza e di controllo nei confronti degli enti locali da almeno cinque anni, o tra i dirigenti della Regione o dello Stato in servizio o in quiescenza, o fra i dirigenti comunali e provinciali con qualifica dirigenziale”. Che faranno a Palermo in attesa del disegno di legge Cracolici sulla trasformazione delle Province? Un’altra proroga sino al 31 marzo? Chissà! dipende dal rapporto di Crocetta con il tempo che fu. Intanto, il tempo di Scarso è finito.

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