E’ stato solo compagno di lista e non di partito – ci tiene a precisarlo, Nello Dipasquale, mentre racconta che il commissario straordinario della Camera di Commercio non si è dimesso sponte sua, ma è stato mandato a casa dal governo regionale. “Spese pazze, vergognose ed immorali”. ll giudizio su Iano Gurrieri non lascia spazio ad interpretazione alcuna. Nello Dipasquale armato di delibere snocciola i numeri: “Un milione e settecentomila euro in otto mesi, cifre inimmaginabili: missioni istituzionali (16 mila euro), comunicazione (45 mila), manifestazione Girolio (110 mila), persino un progetto per l’illuminazione artistica dell’ente (10 mila euro) e un busto raffigurante il compianto Pippo Tumino”. Nello Dipasquale spiega che si è capito cosa stava accadendo quando un imprenditore gli ha inviato una lettera per descrivere l’allegro andazzo. “Ho chiesto gli atti per due volte ad ottobre, ho incontrato l’imprenditore, si è trattata la questione con l’assessore Vancheri e poi si è deciso di accompagnare Gurrieri alla porta”. Ci tiene assai l’ex sindaco a presentarsi come coprotagonista della cacciata, anzi come “spingitore”, e ripete più volte che al governo Crocetta va il merito di avere capito l’errore per la fiducia data a Gurrieri. “Ha trasformato la Camera di Commercio in un contributificio, un’assurdità di questi tempi! Ah, se l’avessi fatto io chissà cosa mi avrebbero detto!” . In versione moralizzatore non si era mai visto, Nello Dipasquale, ma essendo uomo dal fiuto fine sa acconciarsi così come desiderano le masse. Non solo denuncia, però, nelle parole del deputato; c’era qualcosa che andava oltre lo sdegno, si notava un sottile piacere nel consegnare Gurrieri – politicamente morto – alla stampa. Non ci sono misteri in questa vicenda. Gurrieri ha esagerato, fra i due scorreva un fiume di disprezzo, e Dipasquale appena si è presentata l’occasione lo ha sbranato. Solo un anno fa, Iano Gurrieri, portò più di mille voti al Megafono contribuendo alla elezione dell’ex sindaco di Ragusa che ora, come se non ricordasse questa militanza comune, rimarca con studiata nonchalance che Gurrieri da allora non si è fatto più vedere in quel partito. Complesso il sentimento di Nello Dipasquale, un po’ carnefice soddisfatto, un po’ annoiato spettatore. “Ditelo, ditelo, che è tutta una bugia la storiella delle dimissioni; lui era persino andato a Palermo per chiedere una ulteriore proroga”. E qui viene fuori la volgarità dei tempi. Sono proprio cambiati i modi della politica; prima, anche se ci si sbarazzava di qualcuno si tiravano fuori mille scuse, ora, invece, Dipasquale, non comprende che l’indecorosa fine di un Gurrieri mortifica l’intero sistema. Gli elementi ci sono tutti per il ritratto da fine impero: la nomina per ricambiare la cambiale del sacrificio della candidatura, la delazione, il trincerarsi sull’aspetto esclusivamente morale delle spese inutili salvando così gli apparati e la dirigenza della Camera di Commercio che forse avrebbero potuto frenare Gurrieri nella sua folle corsa. Ora arriverà un altro commissario, Roberto Rizzo, funzionario interno all’assessorato regionale. Nessuna parola da parte di Nello Dipasquale sulle associazioni di categoria che pur consapevoli delle mani bucate di Gurrieri non si sono mosse. Come se il mondo di Dipasquale non avesse contatto alcuno con il mondo delle categorie, a parte il delatore. Meglio così, significa che preferiscono rimanere innocenti; un pizzico di buongusto in più.