Alla Parrocchia di Santa Rosalia di Ragusa, il Cappellano della Polizia di Stato, padre Giuseppe Ramondazzo, ha celebrato una Santa Messa in occasione della ricorrenza del 69esimo anniversario della morte di Giovanni Palatucci, il “Questore giusto”. Palatucci, nato a Montella, in provincia di Avellino, il 31 maggio 1909, dopo una laurea in Giurisprudenza conseguita all’Università di Torino, si trasferisce prima a Genova con l’incarico di volontario Vice Commissario di Pubblica Sicurezza, e quindi a Fiume, come responsabile dell’ufficio stranieri, dove si avvicina alla comunità ebraica di cui comprende fin da subito la difficile situazione. Proprio nella Questura di Fiume, Palatucci, nel contempo nominato Questore, inizia a organizzare una rete di collaboratori mirata ad aiutare gli ebrei in maggiore pericolo. Così proprio lui, che istituzionalmente avrebbe dovuto contrastare la fuga degli ebrei, inizia ad aiutarli consentendo la loro fuga verso la Svizzera e Israele – allora sotto protettorato inglese – oppure via mare, verso le coste del Meridione a quel tempo già liberato. Molti riesce a “smistarli” nel campo profughi di Campagna, in provincia di Salerno, nel territorio della diocesi retta da suo zio, il Vescovo Giuseppe Maria Palatucci. Una scelta che significa la salvezza di migliaia di ebrei: oltre 5.000. Con la creazione della Repubblica Sociale e il disfacimento dell’esercito italiano, Palatucci rimane punto di riferimento istituzionale per la zona di Fiume così venendo a concretizzare quell’Italia che non vuole essere complice dell’olocausto. Decide di non accettare l’invito del console svizzero, che gli consiglia di abbandonare Fiume e gli offre ospitalità in casa sua. Rimasto al suo posto di lavoro, distrugge il materiale relativo agli ebrei custodito negli archivi della Questura e, contestualmente, intima agli uffici comunali di non rilasciare alcun documento senza previa comunicazione al suo ufficio. In questo modo il giovane funzionario riesce a vanificare parte delle retate naziste che avrebbero destinato ulteriori innocenti ebrei a morire nei forni crematori dei lager. Ma la notte del 13 settembre 1944, su ordine del tenente colonnello delle SS Kappler, viene perquisita la sua abitazione e qui i nazisti trovano la copia del piano riguardante “lo Stato libero e autonomo di Fiume”. Accusato di tradimento, Palatucci viene inviato prima nel carcere Coroneo di Trieste e poi, il 22 ottobre 1944, nel campo di sterminio di Dachau, dove il 10 febbraio 1945, a pochi giorni dalla Liberazione, trova la morte a soli 36 anni.
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