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26/04/2014 -

Cronaca/

La testimonianza di un migrante

DSC_0022Uno dei migranti sbarcato il 25 aprile a Pozzallo ha raccontato alla Polizia: “Ho lasciato la Siria unitamente alla mia famiglia da un anno e mezzo a causa dei disordini ancora in atto, sono entrato in Libia, ho preso in affitto una piccola abitazione dove è nato il mio terzo figlio che oggi ha 3 mesi. Ho quindi pazientemente atteso fino a quando non ho accumulato la necessaria somma che era di 5.000 dollari USA per il trasferimento clandestino di tutta la mia famiglia. Mi hanno fatto alloggiare in un’abitazione fatiscente ove erano presenti tre famiglie siriane e una donna di nazionalità tunisina. Appena ho fatto ingresso in quella struttura ho dovuto corrispondere la somma pattuita per il viaggio. Nessuno di noi poteva uscire dalla casa così come avevano ordinato gli organizzatori ed eravamo sempre vigilati. Bastava poco per far si che gli addetti alla vigilanza si scagliassero violentemente contro di noi ed in particolare contro di me. Sin dal mio arrivo nella struttura mi hanno picchiato solo perché ho guardato la donna tunisina mentre questa lasciava definitivamente la casa. Mi hanno picchiato ancora perché ho chiesto di poter lasciare la casa in quanto non volevo più partire per l’Italia e mi hanno risposto ‘chi entra qua non esce più’. Finalmente il 24 aprile alle 4 del mattino, nella casa giungeva uno degli organizzatori che faceva salire me e tutta la mia famiglia, nonché un’altra famiglia composta da 6 soggetti, di cui 4 bambini, sulla sua grossa auto per portarci in un capannone. Il capannone era di notevoli dimensioni e all’interno di esso vi erano stati concentrati tutti i soggetti che dovevano imbarcarsi alla volta dell’Italia che mi dicevano di essere li da settimane. La partenza dal capannone avveniva poco tempo dopo. A bordo di furgoni siamo stati portati su una spiaggia dove si trovava un grosso gommone sul quale, a gruppi, venivamo fatti salire per raggiungere un peschereccio. L’affollamento sul peschereccio era incredibile: eravamo messi uno sopra l’altro e faticavamo a muoverci. Inizialmente le condizioni del mare erano buone, poi, con il passare del tempo, le stesse peggioravano fino a raggiungere livelli tali da rappresentare pericolo di vita per tutti quanti noi ed io temevo per i miei figli. Il viaggio aveva una durata di circa 22 ore ed intorno alla ventesima ora i due scafisti hanno chiesto soccorso. Il peschereccio imbarcava acqua a causa di una falla allo scafo. Dopo circa 3 ore dalla richiesta di soccorso su quel punto di mare giungeva una nave militare italiana sulla quale tutti quanti venivamo trasbordati. A bordo del peschereccio vi era solo dell’acqua niente cibo. A nessuno di noi è stato distribuito da mangiare! Non vi erano dei mezzi di salvataggio a bordo del peschereccio, tranne per chi aveva pagato di più per averli, era un servizio aggiuntivo”!

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