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16/06/2014 -

Cultura e Spettacolo/

Ragusa, workshop internazionale di progettazione

I partecipanti al workshop con mons. Urso sulla scalinata del vescovado“E’ importante fare in modo che le città abbiano un respiro legato all’accoglienza. Chi vive in una città potrebbe benissimo stare chiuso nella stessa e spiegare che non ha alcun interesse nei confronti degli altri, di chi arriva da realtà tra le più disparate. Il quale, chi arriva, si trova, così, quasi a disagio. Ecco, occorre pensare al rinnovamento delle città perché possano avere questo respiro universale in quanto, di fatto, siamo tutti appartenenti a questa grande famiglia, che è la famiglia umana”. Queste le parole del vescovo della diocesi di Ragusa, mons. Paolo Urso, nel dare il via, questa mattina, ai lavori del workshop internazionale di progettazione “Un ponte tra le culture: dalla polis alla civitas” che si tiene al vescovado di via Roma sino a sabato 21 giugno, promosso dall’Ordine degli architetti della provincia iblea, dalla fondazione Arch, dalla cattedra Dialogo tra le culture della Diocesi con la collaborazione del Comune di Ragusa.  Nella fase iniziale della mattinata sono intervenuti, per i saluti, l’assessore comunale ai Centri storici e all’Urbanistica, Giuseppe Dimartino, il presidente del Consiglio comunale, Giovanni Iacono, Domenico Buzzone della Soprintendenza di Ragusa. Ad illustrare le motivazioni del workshop sono stati il presidente della Fondazione Arch, Gaetano Manganello, Giuseppe Di Mauro della cattedra “Dialogo tra le culture” e il presidente dell’Ordine, Giuseppe Cucuzzella. “Abbiamo chiarito – afferma quest’ultimo – che il recupero del centro storico superiore deve concretizzarsi non solo dal punto di vista urbanistico e architettonico ma anche sul piano dell’integrazione sociale con le comunità che vi abitano in questo momento. Ho anche evidenziato che la comunità degli architetti in questi ultimi giorni si è riunita a Lampedusa per affrontare il tema dell’accoglienza e dell’integrazione all’insegna dello slogan “Architettura per tutti”. Ecco ritengo che questa possa essere una buona base di partenza anche per il tipo di itinerario che intendiamo portare avanti con riferimento a questo workshop di progettazione”. Lo storico dell’arte Giorgio Flaccavento, dell’associazione “Insieme in città”, ha invece fissato i punti fermi “per renderci conto di come operare nel centro storico di Ragusa superiore. Ho precisato, infatti – aggiunge – che la città è una delle poche a potere contare su due centri storici, l’attuale Ibla e quello che si chiama Ragusa centro, che furono addirittura due comuni distinti e separati dal 1865 al 1927. Questa divisione ricalcava quella che fu fatta dopo il terremoto del 1693 quando, nel 1695, i cosiddetti “sangiovannari”, trasferendosi in parte sul Prato, ottennero la possibilità di istituire una nuova città che fu chiamata “Ragusa nuova” mentre Ibla rimase racchiusa nei confini parrocchiali del Duomo di San Giorgio. La cosa non durò molto. E però, come sappiamo, i conflitti rimasero”. E’ stato dato il via, inoltre, al sopralluogo nelle aree di progetto lungo l’asse Rotonda via Roma-piazza Libertà. Gli elaborati saranno predisposti dagli studenti delle varie Università partecipanti al workshop. Domani, dalle 9 alle 18, il workshop proseguirà con lo svolgimento delle attività di laboratorio nelle aule didattiche dell’istituto teologico, sempre al Vescovado di via Roma. Quindi alle 18 ci sarà la relazione del prof. Domenico Paoletti della facoltà teologica San Bonaventura di Roma sul tema “Eternità e tempo: la dimensione qualitativa del tempo e la tradizione dell’otium tra filosofia e teologica”. Alle 19 il prof. Luis Moya dell’Escuela politecnica di Madrid relazionerà su “La rigenerazione del patrimonio esistente: l’esempio spagnolo” mentre alle 20 sarà la volta della prof. Patrizia Ingallina della Sorbona di Parigi che parlerà delle “Attrattività delle aree centrali nelle piccole e medie città”.

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