Ecco l’articolo di Emanuele Lauria pubblicato su “la Repubblica” di domenica 19 ottobre: “QUESTO Partito democratico fa schifo. È un pugno di pagliacci”. Era il 17 maggio 2012, non un secolo fa, e Nello Dipasquale, allora sindaco di Ragusa, in un comizio in piazza a Niscemi pronunciava questa dotta requisitoria contro il Pd. Lo stesso Pd di cui oggi l’onorevole Dipasquale chiede la tessera. No, non sono due persone diverse. Trattasi dello stesso personaggio politico, passato negli ultimi anni dal centrodestra al Megafono. Dipasquale è uno dei deputati che, per rafforzare l’area renziana e il governo Crocetta, sta per trasmigrare fra i dem. L’unico, in realtà, a chiedere formalmente l’adesione al partito, mediante la procedura di iscrizione online, e al gruppo parlamentare, con un annuncio fatto solennemente mercoledì mattina a Sala d’Ercole. Solo che in tanti, nel Pd, in queste ore arricciano il naso. Non solo i cuperliani, protagonisti di una aspra battaglia contro Crocetta e i “compagni” che lo sostengono. A sollevare il caso Dipasquale, nel Ragusano, sono esponenti del Pd che gli rinfacciano la storia recente. Testimoniata, simbolicamente, da quel video presente su YouTube, in cui l’allora primo cittadino di Ragusa comizia a favore del candidato sindaco di Niscemi Francesco La Rosa e proprio contro un esponente del Pd, l’uscente Giovanni Di Martino (che poi perderà). Dopo aver detto di avere «preso a calci nel culo» gli esponenti del comitato No Muos (che poi Crocetta coccolerà a lungo, nel primo spezzone del suo mandato), Dipasquale se la prende con quelli del Pd «che si coricano con Raffaele Lombardo (ex governatore) » e poi parla dell’ostruzionismo subito in Comune dal Partito democratico, definito appunto «un pugno di pagliacci». La chiosa finale è per il sindaco uscente di Niscemi, Di Martino, esponente dei democratici cui rivolge un sentito rimprovero: «A chi porta quelle bandiere dico: stai sbagliando, quella non è la strada della libertà». Ed è la strada che, ora, Dipasquale imbocca con entusiasmo. D’altronde, il 45enne esponente politico ragusano non è nuovo a improvvisi cambiamenti di rotta. Dall’inizio della sua carriera, ad oggi, ha già cambiato otto partiti. Come si legge nella sua biografia, è stato segretario dei giovani Dc, poi oscillò nei primi anni ‘90 fra Ppi e Cdu, fino a lasciare lo Scudocrociato — dopo le elezioni regionali del ‘96 — e abbracciare Forza Italia. Con gli azzurri la militanza più lunga: sotto quelle insegne Dipasquale fu eletto al consiglio provinciale poi alla guida del Comune ibleo nel 2006. Nel 2009 si sospese dal Pdl ma con una coalizione di centrodestra vinse di nuovo le elezioni comunali nel 2011. Grazie alla benedizione del ministro Angelino Alfano, suo grande sponsor, che al teatro Tenda di Ragusa lanciò «il sindaco che merita la città che merita». Ma di lì a poco Dipasquale voltò le spalle agli alleati berlusconiani per fondare Territorio e, dopo un breve feeling con Zamparini che voleva fondare il Movimento per la gente, la candidatura con la lista Crocetta. Ora il Pd. Per stringere, nell’ultimo abbraccio, coloro che gli facevano schifo.