Giovedì sera una donna di origini romene si presentava, in compagnia della figlioletta di 7 anni, in Questura per chiedere aiuto contro le aggressioni subite da parte del convivente, suo connazionale, dal quale – a seguito dell’ennesima lite – era riuscita a fuggire. Ai poliziotti la donna narrava che, nel primo pomeriggio, tra i due scoppiava una lite furibonda per futili motivi, lite a seguito della quale l’uomo C. C. 40enne, con precedenti di polizia per porto abusivo di armi e lesioni ai danni di un connazionale, l’aggrediva mettendole le mani al collo, strattonandola e picchiandola fino a farle sbattere la testa contro il muro.La donna, non nuova a simili comportamenti da parte del compagno, stavolta – lasciata la figlioletta di 4 anni che dormiva nella propria cameretta – prendeva l’altra figlia di 7 anni e lasciava l’appartamento di Ragusa, nei pressi di via Pilo, per recarsi al Pronto Soccorso ove veniva refertata per stato di ansia post reattiva, ecchimosi al collo e contusione alla spalla sinistra. Nel formalizzare la denuncia, la 27enne L. E. dichiarava di aver subito da parecchio tempo le angherie del compagno fatte di botte, urla e minacce gravi per futili motivi, il tutto sempre alla presenza delle due figliolette. Per timore di subire ritorsioni e che il convivente potesse mettere in atto le minacce di morte che le aveva più volte rivolto, L. E. non aveva mai denunciato fino ad ora il proprio uomo, né si era mai affidata alle cure di alcun presidio sanitario. Il personale di Polizia riaccompagnava la donna presso l’abitazione ove vi era ad attenderla il convivente, il quale veniva condotto in Questura. Alla luce dei precedenti a carico, in considerazione delle minacce gravi e reiterate all’indirizzo della compagna, sempre consumate alla presenza delle figlie dei due, considerato anche il timore manifestato da L. E. per la propria incolumità, i poliziotti intervenuti ritenevano opportuno disporre in via d’urgenza la misura precautelare dell’allontanamento dalla casa familiare di C.C., con ulteriore divieto di avvicinarsi ai luoghi abitualmente frequentati dalla donna. L’uomo veniva denunciato in stato di libertà per maltrattamenti in famiglia aggravati dall’aver commesso il fatto in presenza delle minori, e per minacce gravi.
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