La denuncia arriva da Legambiente e riguarda le trivellazioni nella vallata dell’Irminio dove c’è il rischio di un inquinamento delle falde acquifere. “Ormai da quattro anni la Soprintendenza di Ragusa ci ha abituato all’aggiramento del piano paesaggistico di Ragusa. E’ successo con i pareri positivi per villette in zona agricola spacciate per abitazioni di agricoltori, poi con l’autorizzazione di opere rigide di difesa a mare (frangiflutti e pennelli) vietate espressamente dal piano, poi nella primavera scorsa con il parere positivo per costruzioni in zona inedificabile sulla spiaggia di Randello, ed infine ora con il parere positivo alle attività di ricerca di petrolio lungo il fiume Irminio. Quello che stupisce nel caso Irminio – scrive Legambiente – è che , nel parere rilasciato, viene citata la delibera della giunta regionale di apprezzamento dell’accordo tra Crocetta e l’Assomineraria, con la quale il presidente della regione ha di fatto svenduto la Sicilia alle compagnie petrolifere . Non si era mai visto all’interno di un provvedimento amministrativo citare una scelta politica! Nell’esprimere il parere la Soprintendente avrebbe dovuto esclusivamente limitarsi alla compatibilità paesaggistica del progettato intervento, ed il piano paesaggistico, attualmente in vigore, stabilisce che lungo il corso del fiume Irminio sono vietati gli impianti industriali, quali sono le ricerche di idrocarburi. Lascia perplessi poi quanto affermato dal nuovo dirigente dell’assessorato ai Beni culturali, e riportato nel parere, secondo il quale il piano paesaggistico si limita a tutelare l’ambiente nel suo aspetto visivo. Una visione – scrive Legambiente – che forse poteva essere ritenuta valida 50 anni fa e che indica il livello culturale di certa dirigenza regionale. Infatti non si prende neanche in considerazione la più recente e più vasta giurisprudenza del Consiglio di Stato che, riprendendo la Corte Costituzionale, afferma invece che il concetto di paesaggio non va limitato al significato meramente estetico ma abbraccia l’insieme “dei valori inerenti il territorio” concernenti l’ambiente, l’eco-sistema ed i beni culturali che devono essere tutelati nel loro complesso. Stupisce poi come il parere paesaggistico non porti la firma del dirigente del settore paesaggio della Soprintendenza, forse a voler marcare la differenza di vedute. I dirigenti regionali devono esclusivamente e rigidamente applicare le norme e non interpretarle. Non si capisce tutta questa fretta a cambiare il precedente parere dell’arch. Ferrara, che non aveva dato via libera alle trivellazioni limitandosi ad aspettare l’approvazione definitiva del piano paesaggistico: è lecito ipotizzare che ci siano di mezzo pressioni politiche per permettere alle imprese di trivellare”. Legambiente annuncia che interverrà in tutte le sedi amministrative, penali e civili per impedire che la corsa all’oro nero causi gravissimi danni, oltre che al paesaggio, al patrimonio idrico di cui è ricca la vallata dell’Irminio e che già si è dimostrato essere molto vulnerabile.
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