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15/12/2014 -

Cronaca/

Lorys, Andrea Vecchio: “Ho abbracciato Veronica

424530_119907244847765_795034077_nIl parlamentare Andrea Vecchio è andato a trovare nel carcere di piazza Lanza, a Catania, Veronica Panarello, la 26enne accusata dall’omicidio del figlio Lorys. Nella sua pagina facebook, che riportiamo di seguito, racconta quell’incontro. “Nel reparto delle donne ho incontrato Veronica Panarello, la madre accusata dell’uccisione del figlio, il piccolo Loris. Si trovava in una cella spoglia, guardata a vista attraverso un cancello di ferro chiuso a chiave da una guardia carceraria, una donna. Ci ha aperto la porta di ferro, la direttrice ha chiesto alla reclusa se permetteva che entrassimo per un colloquio, mi ha qualificato e lei ha accettato la visita. Ai miei occhi, su una brandina addossata al muro con addosso una coperta di lana giaceva un corpicino tremante e rannicchiato. Ha sollevato la coperta e ha fatto cenno di alzarsi, sotto la coperta indossava i vestiti, una maglietta, un pullover e un paio di pantaloni. Ai piedi indossava un paio di calze a righe orizzontali. Le ho chiesto di rimanere seduta. Capelli lisci, quasi sulle spalle, due labbra esili serrate, due grandi occhi scuri, quasi neri, sbarrati nel vuoto, a tratti rivolti a noi. Le prime parole che ha pronunciato sono state: “Sono qua dentro, innocente. Nessuno mi crede, nessuno mi vuole credere. I giornali non riportano tutta la verità. Io sono innocente ma nessuno mi vuole credere”. A quel punto la direttrice la interrompe dicendo che nei colloqui con i parlamentari non può parlate dei motivi per i quali si trova rinchiusa. Annuisce e si zittisce. Io le chiedo: “Come stai, come ti senti?” Lei di rimando: “Come posso stare qua dentro con il peso che ho?” “Fai un sorriso”, le chiedo. Mi zittisce: “Come posso sorridere con il peso che ho?” Non so se coscientemente o no sente addosso a sé l’enorme peso della tragedia che l’ha colpita, nella quale si trova imbrigliata. “Sei andata a scuola? Cosa hai studiato?” “Ho frequentato la scuola d’arte, al secondo anno mi sono fermata. So disegnare, mi piace molto disegnare.” Chiedo alla direttrice se posso inviare un album da disegno, delle matite, dei colori. All’unisono la direttrice e il comandante delle polizia Penitenziaria mi rispondono: “Sì, purché la matite e i colori siano con il corpo di legno”. Rivolgendomi a Veronica chiedo se le farebbe piacere ricevere un album da disegno e dei colori. A quella mia richiesta fa un cenno di assenso, gli occhi si illuminano e accenna un timido sorriso, gli occhi si spalancano ancora di più. Io dico: “hai visto che hai sorriso”. La bocca si chiude, le labbra si serrano, il sorriso si trasforma in una smorfia di dolore. Le chiedo: “Ti posso abbracciare?” La direttrice annuisce, è permesso abbracciarla, lei dice: “sì, grazie”. L’abbraccio, la stringo a me, tento di trasmettere quel poco di calore umano del quale sono capace. Il suo corpo vibra, trema. L’abbraccio è veloce, la saluto, le stringo la mano, le dico: “Coraggio, fatti forza!” Che coraggio può trovare chiusa tra quatto mura. Il momento più drammatico, più angosciante, lo vivrà nel momento in cui il giudice gli comunicherà l’incriminazione o il prosciglimento. Lei si professa innocente. Io non so cosa pensare. Se innocente speriamo che venga subito prosciolta, non sarebbe una conquista un innocente in galera e un assassino libero. Meglio cento colpevoli liberi che un innocente in prigione. Se è colpevole che sconti la sua pena sperando che sia trasferita in un carcere che abbia la stessa umanità che ho trovato nel carcere di Catania. Speriamo che faccia un percorso rieducativo che la metta a confronto con le realtà dure e amare della vita. L’ho lasciata, le mani tese quasi a chiedermi: portami con te. Negli occhi una grande tristezza e una speranza, la speranza che i giudici, che l’avevano trattenuta in stato di fermo ma non ancora incriminata le credessero. Drammatico sarà il momento nel quale i giudici, che si prevede, nel pomeriggio di oggi si recheranno al carcere per notificarle l’incriminazione o il proscioglimento. Quel tenue filo di speranza che la lega alla sua ostinata dichiarazione di innocenza verrà reciso tutto crollerà intorno a sé”.

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