I Carabinieri di Ragusa hanno posto fine a un incubo che durava da nove anni liberando dalla prigionia in cui l’aveva costretta il suo aguzzino una donna rumena di 45 anni. Nel 2006 la donna, con sei figli da mantenere rimasti in Romania, aveva trovato un’occupazione in un’azienda agricola della provincia di Ragusa. la donna credeva probabilmente di aver così risolto le proprie difficoltà economiche. Dopo poche settimane dal suo arrivo, quando la donna aveva ormai appreso i rudimenti del lavoro nei campi, Salvatore Nicosia ha completamente mutato atteggiamento, trasformandosi da “datore di lavoro” in “padrone”, assumendo cioè un atteggiamento autoritario, prevaricatore, violento. L’uomo pretendeva di controllare i suoi spostamenti anche nel tempo libero e le impediva di uscire da sola. Un’escalation che è sfociata nella violenza carnale. La donna è stata ripetutamente costretta a rapporti sessuali contro la sua volontà. La prima volta, l’uomo aspettò che si presentasse l’occasione “propizia”, quando la moglie e il figlio – che coabitano con lui – non erano in casa. Successivamente, non si curò più nemmeno di prendere questa cautela. Semplicemente, nottetempo, entrava nella stanzetta in cui la rumena alloggiava, e pretendeva di soddisfare le proprie voglie. La malcapitata è rimasta incinta e ha dovuto abortire da sola, per anni ha sopportato in silenzio per il timore di perdere il lavoro e di non riuscire più a sostenere economicamente i figli rimasti a casa. Quando un giorno ha trovato la forza di fuggire, il suo “padrone” non gliel’ha perdonato. Da quel momento, non le ha lasciato tregua. La chiamava in continuazione, dicendole che prima o poi l’avrebbe trovata. Ed infatti così è stato. L’ha trovata e l’ha ricondotta con sé ad Acate. Così, dopo una brevissima interruzione, l’incubo è ricominciato e con maggior violenza. La donna però, dopo qualche ritrosia, aveva raccontato tutto il suo calvario ai Carabinieri che hanno ricostruito i vari episodi consumati nel tempo e riferire all’Autorità Giudiziaria. I Carabinieri invitano chiunque abbia subito o sia a conoscenza di episodi analoghi a recarsi presso il più vicino Comando dell’Arma per denunciare i fatti.