Il tempo ha dato ragione agli ambientalisti. Il rischio di insabbiamento del megaporto di Marina era più che reale. Oggi Legambiente scrive: ” L’avevano negato sempre. Ai forti dubbi di Legambiente Ragusa, che aveva previsto il rischio insabbiamento del megaporto di Marina di Ragusa, era stato sempre risposto che non era vero. I rischi erano stati negati in fase progettuale anche pubblicamente, erano stati poi negati per iscritto dall’ingegnere Scarpulla, per finire con i gestori del porto. Ora il re è nudo. Lo hanno potuto notare tutti i cittadini che hanno assistito al dragaggio ed al deposito delle sabbie nere e maleodoranti, come ci hanno in tanti segnalato, lungo il litorale di Marina di Ragusa. Ancora una volta si ripete la stessa commedia, quando si tratta di creare consenso ad una grande opera nel nostro territorio: si alza alto il coro di politici, amministratori, burocrati e dei loro seguaci, si magnificano gli ipotetici vantaggi, si celano o si negano i probabili rischi. Tutto per far inghiottire all’opinione pubblica l’ennesimo spreco di denaro. Auspichiamo – scrive Legambiente – che questa triste vicenda dell’insabbiamento del Porto di Marina (ma anche dell’insabbiamento di quelli di Donnalucata, Pozzallo, Scoglitti) serva a far aprire finalmente gli occhi all’opinione pubblica su queste grandi opere, utili solo a chi le fa ed al sistema politico amministrativo ed economico che le alimenta, e che si chiuda definitivamente questo capitolo di ampliamento di porti o addirittura di nuove strutture portuali lungo la nostra costa. I porti nella nostra costa sono trappole per la sabbia, e contribuiscono così ai fenomeni erosivi. Essi diventano infatti inutili, se non al costo di continui dragaggi, e contemporaneamente l’erosione da loro provocata sta dando l’occasione al partito del cemento e delle cave di far proliferare progetti insensati di ‘pennellizzazione’ di ciò che rimane di naturale nelle nostre spiagge. La nostra costa – sostiene Legambiente – non ha bisogno di porti per essere attrattiva: le nostre meravigliose spiagge (o ciò che resta di esse) sono già un’attrattiva più che sufficiente a costo zero. Invece di deturparle sarebbe ora di effettuare una manutenzione dolce, una riqualificazione ambientale seria ed una fruizione fatta con sensibilità, attenzione e civiltà”.
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