La Polizia di Stato ha concluso l’operazione antimafia “Box ”, con l’arresto per ordine della Procura Distrettuale Antimafia di Catania, della famiglia Consalvo di Vittoria. Padre e figli avevano imposto alle ditte del mercato ortofrutticolo di Vittoria cassette e prodotti per l’imballaggio, agendo con metodo mafioso avvalendosi della forza dell’intimidazione e della condizione di assoggettamento e di omertà derivante dalla contiguità al clan mafioso degli stiddari “Dominante”. La Squadra Mobile di Ragusa e di Catania hanno indagato per anni, raccogliendo gravissimi indizi di colpevolezza, in particolar modo attraverso migliaia di intercettazioni telefoniche ed ambientali. Sequestrati questa notte oltre 450.000 euro tra contanti e titoli. Gli arrestati sono: Giacomo Consalvo nato a Vittoria nel 1955 (già nel passato arrestato per associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico di stupefacenti ed estorsione),Giovanni Consalvo del 1980 (già arrestato per associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico di stupefacenti ed estorsione) e Michael Consalvo dell’89: tutti e tre imponevano forniture e servizi al mercato ortofrutticolo di Vittoria e commettevano estorsioni. Le indagini non si sono limitate a monitorare il mercato di c.da Fanello ma sono state estese alle aziende che operano nel settore dell’ortofrutta. I tre arrestati, titolari di aziende per il confezionamento dei prodotti ortofrutticoli (cassette ed imballaggi in plastica), erano fortemente temuti dagli altri imprenditori tanto da falsare, con le loro imposizioni, anche i prezzi di mercato. Imprenditori, rappresentanti e addetti al mercato, per non subire ritorsioni, si piegavano alle imposizioni dei Consalvo. Le intercettazioni hanno inoltre provato che i tre avevano la disponibilità di armi, pronte per un eventuale uso verso i “disobbedienti”. Ogni qualvolta gli imprenditori agricoli del vittoriese si rivolgevano ad altri, quest’ultimi dovevano pagare una tangente per poter lavorare a Vittoria. “Nessuna cassetta entra qui sul mio territorio senza che io ne sappia niente” – dichiara uno degli indagati. Durante le indagini è emerso che l’avidità di uno dei figli e dello stesso padre, li faceva dividere in affari tanto che il padre è arrivato a minacciare di morte il figlio più volte – “gli sparo in testa” – se quest’ultimo avesse venduto cassette a Vittoria. Questi criminali sono proprietari di un enorme potere economico e immobiliare- ville faraoniche e aziende. 30 gli uomini impiegati questa notte nell’ imponente operazione. Riportiamo un brano di una intercettazione da cui è chiaro il calibro delinquenziale dei Consalvo. Giacomo, il padre, racconta che a Totò Riina negli anni settanta fu fatto il suo nome e nello stesso contesto aggiunge che se un giorno lui dovesse decidere di parlare ad un Giudice avrebbe da raccontare molte cose. In un’altra intercettazione racconta di essere stato contattato mentre era in carcere per un lavoro per conto di Toto Riina dietro compenso di 20 milioni, e che dopo avere accettato l’incarico e studiato come eseguirlo, nell’ora d’aria con una corsa repentina ed un salto su un muro che lo separava dall’obbiettivo riusciva a compiere questa operazione, chiaramente un reato. Le indagini continuano e si allargano.