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23/10/2015 -

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L’AMICO DELLA TECNIS

nello al portoNon più immacolata la nostra Ragusa dopo l’arresto di Bosco e Costanzo, i padroni della Tecnis. Le eleganti lucine blu del  porto di Marina che sino a ieri illuminavano con soavità il mare, da oggi ci appaiono diverse, ingannevoli, accendono il dubbio, costringono la mente a mettere insieme i pezzi della nostra storia.  Tangenti, corruzione sistematica e quotidiana, in questo è coinvolta l’impresa che negli ultimi anni è diventata la più forte del Sud aggiudicandosi il meglio degli appalti del Paese. Dobbiamo sorprenderci nell’avere appreso che coloro che gestiscono il porto –  la concessione dura 60 anni – e che hanno vinto la gara per il raddoppio della Ragusa Catania siano finiti in manette? Credevamo davvero che il sogno della Ragusa grande di nuovo che marciava spedito nella costruzione selvaggia della città  fosse solo la laboriosità e l’ingegno del mondo dell’impresa  catturati da qualche genio della politica? Gli anni della sindacatura Dipasquale rappresentano il connubio infelice tra politica e affari, dal porto alla devastazione delle periferie. Scelte e relazioni che hanno paralizzato nell’impotenza e nello sguardo attonito e passivo la comunità nella connessione con il territorio e confuso le intelligenze non trovando spazio, né interlocuzione alcuna, per esprimere un dissenso difronte ad una occupazione totale che ha mortificato e messo all’angolo coloro che non accettavano  la trasformazione in atto. Tutti imbambolati davanti a quel porto, tutti silenti dinanzi allo schieramento imperioso delle centinaia di villette, tutti sottomessi  difronte all’ingresso dei  cavalieri di Catania che con la loro energia hanno preso in mano Ragusa, dal mare al sottosuolo – i parcheggi a Virlinzi.  Non c’è sviluppo con la corruzione, sono forme e procedure antitetiche, e se gli usi e costumi della Tecnis sono quelli descritti ed ammessi già in queste prime ore, la nostra preoccupazione per quel che abbiamo consegnato a questa ditta, e per quel che volevamo consegnargli, il raddoppio della strada per Catania, deve essere fortissima. Non possiamo dimenticare i giorni in cui Nello Dipasquale a bordo dello yacht di Concetto Bosco trascorreva giornate febbrili in vista dell’inaugurazione della struttura. Non possiamo dimenticare il vanto dell’ex sindaco nell’attribuirsi l’idea del progetto di finanza per la nuova strada di Catania. Ogni lucina del porto oggi corrisponde a un quesito. Quanti soldi ha messo in realtà la Tecnis per costruire il porto? a che punto è l’inchiesta sull’evasione fiscale per 8 milioni di euro? perché il Comune investi altri 14 milioni di euro, alcuni spesi per completare manufatti inseriti nel progetto del porto e spettanti alla tecnis? perché organismi dell’unione europea hanno parlato di fallimento dell’opera? Il rilancio economico, turistico e di immagine della nostra città non è stato un passaggio innocente, naturale, sano. Nessuno vuole scoprire mazzette, ma riconoscere le mazzate che ha subìto Ragusa dalla politica svelta e rampante sì . Come sarebbe bello riappropriarsi di quel porto e averlo comunale liberandoci di questi catanesi amici del deputato. Sembra, in queste ore, che nessuno abbia la voglia di approfondire e ricordare il legame di Ragusa con questa impresa; si sta trattando l’argomento quasi di striscio, uno dei mille casi di malaffare che spuntano in Italia. C’è imbarazzo e pena ad affrontare la questione, a guardare dentro le concessioni, dentro i meccanismi, dentro i i rapporti. E’ vero, la corruzione infetta la politica ed anche la società. Una complicità diffusa, orizzontale; ma quale partito dovrebbe invitare alla riflessione? Il Pd che ha incamerato lo spirito affaristico degli ex forzisti? E’ duro ammettere di essere stati coinvolti in un’operazione colossale di falsità:  il cemento, anche quando perimetra  il mare, ricchezza non ne porta. Chi ancora gioisce per quel gioiello del porto è solo uno. Ce l’ha pure come sfondo romantico in facebook. E’ la sua opera…  ci s.piace.

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