Espulsioni di massa, l’aria che tira fra i cinquestelle è di quelle al mentolo forte: purezza allo stato estremo, ci si rimane secchi. Sconquassati da Quarto riusciranno quelli del direttorio ad occuparsi di Ragusa? Se a Di Maio gli girano le scatole non sappiamo chi si fa fuori, e comunque qualcosa deve accadere perché si è capito che i consiglieri grillini fanno sul serio. L’aplomb di Stefano Martorana che si atteggia a un Richelieu che la sa lunga e che maneggia schifiltoso le miserie umane, ha proprio rotto quelli della maggioranza. Si è visto dallo scontro durante i lavori di commissione tra Stevanato ed assessore mentre si trattava del piano di alienazione degli immobili. Le considerazioni del consigliere erano una raffica in puntualità e precisione: Perché mai vendere il patrimonio immobiliare del Comune? chi lo ha stabilito? è una scelta politica, e chi ne ha discusso? Insomma si è vista finalmente una maggioranza pensante, grintosa, densa e non i soliti bambolotti addormentati che siedono in aula e che sobbalzano arrivando persino ad articolare qualche frasetta se gli si tira la cordicella da dietro. E così l’assessore si è dovuto inghiottire l’atto pur mantenendo intatto il sorrisetto. Una guerra totale che ha costretto qualche giorno addietro il sindaco Piccitto agli effetti speciali: i milioni di euro ballavano come nelle macchinette del casinò, uscivano da dietro le orecchie degli assessori, sbattevano nella lavagnetta renziana, rimbalzavano e poi schizzavano… tutta una scena per non dare peso alla crisi in corso. Uno sfoggio di abbondanza e serenità coniugale a favore di telecamera, ma dentro casa son dolori. Conferenza stampa assolutamente inopportuna se prima non si risolve la faccenda, che non è questione di antipatia tra le parti, ma di sostanza decisionale e programmatoria. Senza dire poi che tutti questi fantastici milioni di manutenzione straordinaria – che ci vogliono eccome in città!- dovrebbero far compiere un salto nel pensiero più profondo di tutti i cittadini, in testa governanti e Movimento: ma decoriamo, abbelliamo, asfaltiamo, ripariamo cosa, se non un cimitero? Questa orribile visione è il punto di realtà da cui forse inconsapevolmente nasce il malumore del movimento, anche se l’analisi è ancora imprecisa, confusa, orientata ossessivamente verso un solo obiettivo base. Cosa si può fare per una città morta come la nostra Ragusa? Questa è la domanda irrisolta e costantemente presente nelle nostre menti ed è senz’altro il motivo per cui nell’ultimo sondaggio il sindaco Piccitto cala nei gradimenti. Non è l’impatto con il governare che fa traballare i cinquestelle, che in effetti hanno risolto problemi seri e cazzuti; è la risposta in verità difficilissima da dare, avendo avuto in eredità la devastazione urbana, produttiva e sociale. Piccitto, che è un buon fanciullo, sbaglia se affonda la testa come uno struzzo nel mare di milioni delle opere pubbliche, tutte attese, tutte giuste, tutte belle, e che però creano, quando ce le sentiamo raccontare, una punta di disagio, di sofferenza e persino di rabbia anarcoide se il cittadino che vede lastricata d’oro la sua strada non sa, poi, come pagare le bollette e come far studiare i figli. Questione di giorni e dal Movimento qualcosa nascerà; ce lo devono, un po’ di spasso: se no che li abbiamo messi a fare ‘sti ragazzi? Seri, cupi, afflitti, tutto il cosmo sulle loro spalle: e che palle, un po’ di leggerezza! Meno male che ci sono quelli dell’opposizione che girano come le trottole e rendono l’atmosfera allegra. “Insieme a te non ci sto più guardo le nuvole lassù, cercavo te –e-e-e –, la tenerezza che non ho, la comprensione che non so… trovare in questo mondo stupido… Quella persona non sei più, quella persona non sei tu. Finisci qua–a-a-a-a, chi se ne va che male fa?”. Grandissima Ornella Vanoni cantata dal trio Tumino- Mirabella, Lo Destro che collo dritto e culo in aria come un pavone non si rende conto del disfascimento e già fantastica la presa del palazzo. “Insieme”: un romantico vaffanculo a Giovanni Mauro firmato Gianni Occhipinti con Maurizio Tumino che saetta, infilza, provoca, si intorta tutti, e poi si incunea nel gruppo misto tra le gonnelle in pizzo nero macramè della Elisa Marino che ormai si erge come Pallade Atena sulle mura dell’acropoli. E’ lei la nuova grande stratega, la dea contemplativa che oscura quella silfide della Migliore, e che potrà con la sua burrosità scaldare il cuore ai consiglieri senza tetto. Nel gran casino si registra il volto cereo di Mario D’Asta che appena vede anime perse trema temendo siano possibili neo iscritti al Pd. Ragusa quindi morta, ma al centro della scena, per godersi la partita di quest’anno: Resto del mondo contro cinquestelle.
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