Si è sempre comportato, il sindaco, come se tutta la situazione fosse molto al di sotto della sua dignità. Non con alterigia, ma con pragmatismo liquidatorio. Cosa fanno in questi giorni i cinquestelle? Di fatto aspettano i risultati elettorali di Roma – di quelli di Vittoria se ne sbattono altamente, loro puntano sempre al massimo. Se la Raggi trionferà forse si sbloccherà persino la situazione ragusana e si tornerà in aula con un minimo di slancio ritrovato – è la reiterazione del miracolo che infonde loro la fede; in questo sono proprio plebaglia credulona e furiosa. Al momento si sfogano litigando e telefonando compulsivamente a Cancelleri, principe nisseno di Sicilia, che pare Don Bastiano lu prete brigante del Marchese del Grillo – “Pi favvuri, pa Maronna e tutti i Santi, nun facitii casinu ca ci su l’elezzioni! poi ci pensu iu”. Implorazioni che cadono nel vuoto: devono odiarsi per colmare il vuoto sentimentale dopo che la fiammella prepolitica che li nutriva si è spenta. Nessuno conosce Dario Gulino, Porsenna, o il bellissimo Salvo Dipasquale che merita senza dubbio lo sguardo delle masse esteticamente e sessualmente attive, e tuttavia eruttano lapilli incandescenti e rabbiosi. Ce l’hanno, nell’ordine: contro l’entità fantasma del partito che non c’è, contro le difficoltà della politica, contro i burocrati di Palazzo che quando li incrociano evitano il contatto per incomunicabilità razziale, contro il sindaco che non li considera. Polvere di stelle. E’ vero che Federico Piccitto aveva ben pesato uno ad uno i suoi consiglieri traendone un giudizio esatto, ma è appunto la lucidità di questa lettura che doveva imporgli un’attenzione adeguata e particolare, pedagogica e premiale, ed invece, il sindaco, ha forzato il distacco non comprendendo il danno della frantumazione del gruppo. Ora, suo malgrado, sarà costretto a rincorrerli e a rincuorarli e sarà un recupero faticoso e non scontato. Il consiglio comunale non si tiene, si ricomincia il sei giugno. Nel frattempo in aula stanno cambiando le lampadine. Evoluzione della lingua: relamping. Pare che la rivoluzione passi dal led. In aula, a breve, si dovrà trattare del petrolio introducendo un articolo nelle norme di pianificazione urbanistica per impedire nuove trivellazioni. E’ una partita importantissima in quanto si dovrà dare sostanza allo slogan del Movimento in linea ad un principio sancito già a Parigi, ossia lo stop allo sfruttamento della vecchia e inquinante energia fossile. Però si devono trovare i numeri in aula, non c’è più maggioranza, e tutte le belle menti – da Iacono a Ialacqua a Massari – dovranno passarsi la mano sulla coscienza. Ed è proprio intorno al petrolio che si comprende cos’è il potere, cos’è la nostra Ragusa. Confindustria e società petrolifere sono scatenate nella loro missione lobbistica per impedire che in aula questo articolo 48 contro nuove trivellazioni venga approvato. Settimane addietro la direttrice di Confindustria Dottoressa Migliorisi si è fatta invitare, grazie all’abilità del consigliere Maurizio Tumino che ha aperto la maglia delle consultazioni ai soggetti interessati, in commissione a Palazzo, per esporre il suo deciso no alle scelte dell’amministrazione comunale. Ebbene, si è avuta la percezione netta e fastidiosissima di una presenza padronale costretta, per le intemperanze del popolo, a rimettere i confini, a segnalare i percorsi storici ineluttabili, insomma a ricordare che il destino dell’intera umanità non si modifica facilmente. Un sorriso di maniera della Signora Direttrice di Confindustria sottolineava il – purtroppo non capite, ma oggi vi rammento come funziona il mondo al di là delle stupidaggini degli ambientalisti che ostacolano i nostri inviolabili interessi – in una spiegazione spietata, incontrovertibile, unilaterale, saccente, che doveva indurre i cinquestelle, di solito ben equipaggiati in rozzezza, a invitare la Signora Direttrice a non dare lezioncine considerati anche gli inquietanti episodi che coinvolgono Confindustria e affaristi del petrolio, ed invece se la sono sorbita senza fiatare. Solo l’assessore al ramo, Corallo, non reggendola più si è allontanato un attimo; comunque è stata l’ennesima occasione perduta per i cinquestelle che potevano partire da questo schiaffo di classe ricevuto a casa loro per rilanciare alla città la questione. E’ necessario riuscire a far condividere una scelta amministrativa importante e di bandiera come l’articolo 48 all’intera città soprattutto di fronte al pressing delle società petrolifere, ciononostante non si registra dibattito alcuno. La società Irminio, da parte sua, sta invitando consiglieri e giornalisti ad ammirare i suoi impianti a Buglia Sottana per far capire quanto sia splendida e pulita l’estrazione di petrolio. Si, lo sarà senz’altro, peccato che è materiale arcaico dato che, ad esempio, le macchine elettriche funzionano a meraviglia, non inquinano e sono il futuro. Peccato anche che nel 2011 quando si lavorava a Tresauro, una sorgente, la Paradiso, si inquinò, nonostante teoricamente tutto sia sicuro e pulito. Ma il cammeo che ritrae la felice unione, l’intreccio indissolubile fra meraviglie del sud est siculo- governo nazionale- sviluppo e commercio vivace -informazione scrupolosa e cauta- ascesa sociale dell’uomo lavoratore che diviene possente petroliere, è tutto nel bacio di accoglienza tra Saro Minardo e il Ministro degli Interni Angelino Alfano in visita l’altro giorno a Modica. Alfano esce disinvolto dall’auto, e Minardo elegantissimo e con l’intero assetto corporeo dinamicamente predisposto a quel contatto rapido e incancellabile suggella il destino di un territorio: aggancia il ministro, lo avvinghia con mossa studiata e fulminea, lo prende, lo possiede in quel bacio che segna la realtà e che trasferisce un respiro di potere, un’onda che riempie e appaga- UAUH! Cosa rappresenta questo articolo 48, oltre che una gran rottura per chi conta davvero? Un tentativo di riflessione. Non è cosa da poco. Federico Piccitto è bravissimo quando tira fuori la logicità che lo caratterizza. E’ un ragazzo colto, preparato, convincente, ostinatissimo se vuole arrivare ad un risultato. Lo si è visto ieri mentre incontrava i contradaioli che aspettano l’acqua capitanati da Peppe Calabrese. E’ stato un bel vedere il match Calabrese-Piccitto. Calabrese straordinario provocatore, arruffapopolo, lancinante e brillante nello scontro e nelle frecciate velenosissime – significativa e amara però la domanda politica di un concittadino che rivolgendosi all’esponente del Pd ha rimarcato: ma persino con Dipasquale un tempo cercavamo la via della mediazione ed oggi con questo sindaco che ci incontra non vogliamo mediare?” – e Piccitto che ad ogni costo voleva essere compreso e non si rassegnava di fronte alla rabbia degli astanti che da 30 anni attendono una vera qualificazione di quei quartieri spontanei nati lungo la Ragusa Marina. Insomma, Piccitto sembrava un vecchio educatore comunista e Calabrese un cinquestelle sfegatato. Concludiamo con un saluto ad Eleonora Ferrera che ricordiamo come una donna che sapeva gustare l’ironia. La sua ultima apparizione pubblica, involontaria, fu al teatro Duemila durante una esibizione di Fiorello che la coinvolse in uno scambio di battute. Rise. E sapeva cogliere il ridicolo anche in politica, e la sua risata roca, ma sincera e fresca era dirompente e simpatica e spezzava i toni tetri del Palazzo. Un caro abbraccio ai familiari.
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