24-11-2024
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01/07/2016 -

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GIOVANNI MOSCATO E I FRATELLI D’ITALIA  

 86749_1 SIRIO_Mondadori 155 103 254 1550 1032 RGB Omaggio Non ci resta che piangere Servizi AME_1984_8 Omaggio/i Da sinistra, Amanda Sandrelli e Massimo Troisi

Come si fa a capire se un sindaco incarna la voglia di cambiamento, la freschezza, l’affidabilità, insomma tutto il carico emozionale e politico che il cittadino  attende dai sindaci eletti dal popolo? Dagli atti amministrativi che sono azioni e strumenti di legalità, di giustizia, di trasparenza. E così andiamo a Vittoria con l’avvocato Giovanni Moscato che ha ottenuto il successo convincendo le masse della sua irrefrenabile voglia di voltare pagina senza guardare in faccia niente e nessuno. Sarebbe stato semplice dare il via al nuovo corso, bastava mettere mano al Palazzo riavviando la macchina amministrativa con la marcia giusta, ovvero nel senso imposto dalla legge che per dare vigore al significato dell’elezione diretta stabilisce che i dirigenti esterni decadano quando si insedia un nuovo sindaco. A Vittoria ce ne sono quattro di dirigenti che furono scelti da Nicosia ed ottennero contratti minimi di tre anni in cui non fu inserita,  forse in un  tentativo di ancorarli oltre ogni misura consentita,  la clausola che ricorda  la tipologia di incarichi fiduciari che si risolvono, automaticamente, con la cessazione del mandato del sindaco. Non ci sono interpretazioni che tengono: la giurisprudenza è chiara e questo principio è stato ribadito dalla Corte dei Conti e da un parere del Ministero degli Interni. E’ talmente accertata questa misura che a Torino, addirittura prima che si insediasse Chiara  Appendino, tutti i dirigenti di Fassino hanno fatto gli scatoloni ed hanno tolto il disturbo. Stessa storia a Roma con la Raggi che infatti, come suo primo atto, conferisce le mansioni ai dirigenti interni.  Perché Giovanni Moscato, brillante avvocato penalista, non batte  un colpo in questo senso? Pare che si sia rivolto ad un notissimo amministrativista che gli ha confermato senza dubbio alcuno la decadenza automatica dei dirigenti esterni. Ed allora perché né questi tolgono il disturbo, né il neo sindaco ricorda loro di sgombrare il campo? Fra l’altro si avvierebbero subito le procedure selettive per trovare nuovi dirigenti e si metterebbe in moto un circuito di speranza lavorativa per quel mare di laureati a spasso. E’ conseguenziale un minimo di  riflessione politica su questi primi giorni da sindaco di Moscato che, fra l’altro, da consigliere comunale di opposizione, si scatenò  contro Nicosia considerando illegittima l’attribuzione dirigenziale al Dottore Troia che oggi fa parte di questa tutelatissima rosa di dirigenti incomprensibilmente ancora in carica. C’è poi, sull’argomento, un altro piccolo dettaglio: uno di questi dirigenti è stato condannato in primo grado con l’accusa di aver truccato un concorso pubblico al comune di Catania. Una storia più che nota che spinse i consiglieri comunali di Sel a chiedere la rimozione del dirigente condannato a due anni, appunto Salvatore Troia.  Nelle more, la situazione amministrativa del Comune di Vittoria sembra  illegittima e potrebbe persino comportare  responsabilità sotto il profilo penale ed erariale, e ciò mentre infuria l’indagine dell’Antimafia sul voto. Brutta roba! e pensare che non serviva alcun provvedimento da parte del sindaco in quanto  i dirigenti se ne dovevano andare a casa immediatamente, come a Torino, ed invece si tira innanzi come se niente fosse.  Strani i i vittoriesi. Neanche Sel adesso parla; godono a tal punto della sconfitta inflitta ad Aiello – molti loro compagni  hanno scelto Moscato pur di liberarsi del nemico storico – che non sentono più il richiamo dei buoni principi, rinviati a data da destinarsi. E allora, tornando a Moscato, che  succede? Si cambia appena si entra a Palazzo? Si avvolge la bandiera della legalità e la si mette nello sgabuzzino dopo che è  servita a fare frastuono e colore in campagna elettorale? Si vuole tranquillizzare l’apparato assumendo un atteggiamento pacificatorio – maledettamente siculo – per non disturbare gli assetti consolidati e conquistarsi simpatia trasversale? Si vuole rassicurare quella parte di elettorato vicina al cerchio dei Nicosia che ha optato al ballottaggio per Moscato? Perché far partire la sindacatura assai al ribasso, senza alcun atto che dia prova di un cambiamento sostanziale? L’ex sindaco Nicosia avrà avuto le sue ragioni di area e di tessitura di rapporti nello scegliere dirigenti che provenivano dall’amministrazione di Enzo Bianco e che a Catania avrebbero creato a quest’ultimo forte disagio alla sua immagine di caratura nazionale, ma il giovane Moscato non dovrebbe essere lindo come un pupo? Però, qualcosa sta cambiando al comune di Vittoria. Per David Stival, lo sfortunato padre del piccolo Lorys, assunto dall’ex sindaco Nicosia, la norma è scritta a lettere di fuoco, non ha eccezioni: per lui il lavoro è finito. Faceva fede la legge, in questo caso. Che dire? Per Giovanni Moscato vale dunque la sua regola, quella dei Fratelli d’Italia come nel film di Benigni e Troisi “Non ci resta che piangere”. Eh sì, Moscato ricorda la fanciulla incantata dalla passione di quella bella canzone, quella dove c’erano tanti fratelli, dove c’era l’elmo, la chioma… Ora capiamo, ma che fascista e fascista! il suo comportamento è dettato solo da un sentimento di grande fratellanza.

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